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Sinner, "due frigoriferi e un urlo": Bertolucci, così è cambiata la storia

di Roberto Tortora lunedì 29 gennaio 2024

2' di lettura

La vittoria di Jannik Sinner agli Australian Open è una di quelle imprese sportive che resteranno nella storia e chiunque abbia seguito il match contro Medvedev alla Rod Laver Arena di Melbourne non dimenticherà mai con chi era e cosa stava facendo, mentre il tennista altoatesino saliva sulla vetta del tennis mondiale.

Sinner succede, quasi 48 anni dopo, ad un altro grande mito del tennis italiano, cioè Adriano Panatta, vincitore nel 1976 del Roland Garros. Ed è proprio Panatta, insieme all’amico e compagno di marachelle Paolo Bertolucci, a raccontare l’emozione di questa vittoria all’interno de "La Telefonata", il podcast prodotto da Fandango in cui i due campioni chiacchierano, a modo loro, sul meglio e il peggio dei tornei professionistici più attesi.

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Questa l’emozione di Bertolucci: "Ho fatto un urlo alla fine che poche volte nella vita, troppo bello, troppo godurioso e poi portata a casa così, sotto due set a zero partendo male, era lento etc. poi piano piano lo ha agganciato. I primi due set l'altro (Medvedev, ndr) ha giocato a livelli che hanno sfiorato la perfezione, però il ragazzo alla fine ha tirato fuori gli attributi. Tanti si fanno male scontrandosi con lui, Jannik no. Alla fine – spiega il vincitore della Coppa Davis ’76 - ha tirato 5-6 dritti in corsa, una roba pazzesca e anche nell'ultimo game, in cui sembrava poterci essere un po’ di paura, ha tirato giù due frigoriferi pazzeschi, grande, grande, grande. Questa è la prima grande giornata dopo la Coppa Davis, ma ce ne saranno altre e tante, riuscirà a fermare l'Italia come con i grandi match di calcio. Il ragazzo è modesto, pulito, è uno spot meraviglioso per il tennis”.

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Sulla stessa lunghezza d’onda, ovviamente, Adriano Panatta: “Il russo, ad un certo punto, è andato contro la sua natura, anticipando e aggredendo Sinner per costringerlo a giocare d'istinto, quando è meno forte, perché ha bisogno di quell'attimo in più per colpire. Non ho mai avuto il minimo dubbio che vincesse, anche quando era in difficoltà ero convinto che avesse molte chance per tornare nel match. Anche perché non credevo che il russo potesse continuare a giocare così per due ore e mezza, tre ore, è difficile. Quando ho visto Sinner entrare in campo, all’inizio, ho notato che non aveva la stessa faccia del match con Djokovic. Era quasi di cattivo umore, ha mostrato il suo lato più umano. Dopo questa vittoria, non so se raggiungerà i 24 titoli di Djokovic, sono tanti, però ne vincerà altri e resterà nella storia del tennis mondiale. È un grande prodotto di esportazione del nostro Paese, perché è un bravo ragazzo, intelligente, modesto, sereno quando parla, un esempio positivo”.

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