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Mario Andretti: "Hamilton e Ferrari, tutto scritto. Come andrà a finire"

di Leonardo Iannacci venerdì 23 febbraio 2024

3' di lettura

«La Ferrari? Non posso che augurarle tutto il bene possibile». Mario Andretti da Nazareth, nella lontana Pennsylvania, ha sempre il Cavallino Rampante tatuato sul cuore e la voce diventa un sussurro quando parla di Maranello: «La speranza che la SF-24 faccia il colpaccio c’è sempre». La Rossa e tutta la Formula 1 sono nei pensieri di “Piedone” (lo chiamavano così quando correva per il destro pesante sull’acceleratore) malgrado il nascituro team Andretti sia stato stranamente respinto da Liberty Media che guida il Circus.

Mario, ci racconta cosa è successo esattamente? 
«Avevamo programmato con mio figlio Michael di entrare in Formula 1 nel 2025. Era tutto pronto ma ci è stato vietato per ragioni misteriose. Ora cerchiamo una soluzione, confido che le cose si aggiustino».
Le monoposto di Formula 1 stanno effettuando i test in Barhain prima del debutto stagionale a Doha (2 marzo). In prima fila la solita Red Bull ma in queste settimane non si è fatto che parlare di Hamilton a Maranello nel 2025, cosa ne pensa? 
«E' stato un colpo esaltante. Lewis è un numero 1 e farà sognare il popolo delle Rosse. Tutti i piloti, anche i più grandi, vogliono calarsi nell’abitacolo di una Ferrari, prima o poi».
Un problema i suoi 40 anni? 
«Io ho vinto la 500 Miglia di Indianapolis a 30, il mondiale di Formula 1 a 38 e, a 60 anni, ho corso la 24 Ore di Le Mans. Adesso ne ho 83 e lo scorso anno ho provato una McLaren, naturalmente per togliermi uno sfizio e non per tornare in pista. I 40 anni di Lewis non saranno un limite».

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Quest’anno cosa combinerà la Ferrari con un Leclerc che avrà l’ombra di Hamilton sulle spalle e con Sainz verso il divorzio? 
«Come sempre correrà per vincere, è il suo destino e la coppia Leclerc-Sainz resta di alto livello. I test in Barhain hanno dato sensazioni positive: il sottosterzo della SF-24 è diminuito e le gomme non si usurano come sulla SF-23. Buoni indizi questi. La Red Bull avrà ancora qualcosa di più, risolverà senza strascichi il problema con Christian Horner e ha Verstappen. La Ferrari darà soddisfazioni ai tifosi e a me».
SuperMax è davvero un cannibale? 
«E' uno di quei rari piloti che aggiungono parecchio al valore della monoposto. Avevo notato in lui il Dna dei grandi già quando aveva 17 anni e debuttò non avendo ancora la patente stradale. $ come Lauda, Schumacher ed Hamilton».
I team che possono impensierire Verstappen e la Red Bull? 
“Il Barhain sta confermando il ranking del 2023. Penso che la McLaren sia messa molto bene. Norris e Piastri sono piloti giovani e capaci».
La Ferrari tornerà finalmente grande nel 2025? 
«Le rispondo con il ricordo della 24 Ore di Le Mans dello scorso giugno quando le Rosse, assenti per anni nella gara, l’hanno dominata. Mi sono emozionato come non accadeva da tempo. Prendiamolo come un buon segnale per quest’anno. Non poniamo limiti».
Lei è nato nel 1940 a Montona, vicino a Pola, quando l’Istria era italiana. Poi è emigrato negli Stati Uniti. Come le nacque la passione per le corse? 
«Da ragazzino avevo un idolo: Alberto Ascari. Mi innamorai delle corse grazie a lui e alla sua Ferrari campione del mondo».

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Il Cavallino cosa ha significato per Mario Andretti? 
«Solo cose meravigliose. Il mio rapporto con Enzo Ferrari è stato eccellente. Ho corso per il Drake in due occasioni: a inizio anni ’70 in Formula 1 e nei prototipi, poi nel 1982 quando Enzo mi richiamò».
Il gran premio d’Italia di quell’anno rimane per lei la giornata più entusiasmante, quella che la fece entrare nel cuore del popolo rosso? 
«Sì. Malgrado l’annata drammatica per la Ferrari: Villeneuve morì a Zolder, Pironi si infortunò a Hockenheim e Tambay ebbe seri problemi alla schiena».
Ferrari la richiamò alle armi come un soldato? 
«Esatto. Arrivai a Monza pochi giorni prima della gara e stampai una pole position che infiammò i 100.000 tifosi della Rossa. In gara fui terzo. Capii allora cosa significa la Ferrari che in quel 1983 vinse il mondiale costruttori. Il Drake era commosso. Mai vista una roba del genere».
Siamo all’ultima curva: chi è stato il suo rivale più forte in pista? 
«Ho gareggiato contro campioni straordinari, a partire da Jackie Stewart. Ma Gilles Villeneuve è stato quello più poetico e imprevedibile. Ferrari mi ripeteva sempre: Gilles è come Nuvolari».

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