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Acerbi? Ipocrisia "sinistra": gli indigati speciali furiosi per interesse

Massimo Costa

Se non ci fosse di mezzo il calcio, che in Italia ha tanti esperti quanti gli aventi diritto di voto alle elezioni, la sentenza su Acerbi non avrebbe sollevato il minimo polverone: c’è un’accusa di insulti razzisti, c’è un accusato che nega («L’ho offeso ma senza dargli del “negro”»), e infine c’è un giudice che assolve per insufficienza di prove. Nessuna telecamera, infatti, ha ripreso il labiale dell’interista, né sono stati rintracciati testimoni tra arbitro e altri giocatori in campo. Per cui il giudice ieri ha scagionato il nerazzurro: «Non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata». Il che non vuole dire che l’offesa razzista non ci sia stata, bensì che non ci sono evidenza sull’accaduto. Un principio di giustizia.

Il calcio - dicevamo - è un detonatore di polemiche. Sicché ieri pomeriggio, un minuto dopo la sentenza, la sinistra si è indignata a partiti unificati, gonfiando ancor di più un caso già lievitato dal politicamente corretto. Ha iniziato il “baffone” del Pd Sandro Ruotolo, tifoso napoletano doc e fedelissimo di Elly Schlein: «Caro Juan Jesus, la prossima volta cerca di metterti a favore di telecamera e microfoni mentre ti insultano per il colore della tua pelle». Ha alzato il tiro Filiberto Zarattin, capogruppo di Alleanza Verdi -Sinistra in commissione Affari costituzionali della Camera: «Accogliamo con amarezza la decisione del giudice sportivo, da oggi nei campi sportivi sarà più facile dare dello “sporco negro” a un compagno di gioco». L’improvvisa orticaria progressista verso i giudici dimentica che esistono dei precedenti dove - in Italia- si sono date squalifiche esemplari: l’attaccante del Pisa Michele Marconi prese ad esempio 10 giornate di squalifica nel 2021 per insulti razzisti al calciatore del Chievo Obi, sentenza motivata anche dalle dichiarazioni dei testimoni. La sacrosanta battaglia per estirpare il razzismo dagli stadi - ripetiamo, sacrosanta - non può portare a castigare qualcuno senza la ragionevole certezza che si sia davvero macchiato di quel reato.

 

Davanti al caso Acerbi Juan Jesus, c’è chi ha finito per sbracare, mentre la lotta al razzismo meriterebbe maggiore serietà. Sentite lo scrittore Maurizio De Giovanni, solida fede di sinistra e una celebre lite con i vertici Pd sulla costituente: «Mettete la manina davanti alla bocca. State attenti che non si veda il labiale; poi dite pure le peggiori infamie, gli insulti più vigliacchi e disgustosi.» dice De Giovanni. «Dite quello che il vostro lurido intestino produce, quello che non avrete mai il coraggio di pronunciare. Tanto poi potrete rimangiarvelo, fingendo di essere santi, poeti e navigatori senza macchia. L’importante è che non ci siano prove». Ancora una volta, a sinistra c’è chi è andato in fuorigioco.