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Sara Errani, dal "tortellino del doping" alla finale: nuova vita grazie alla Paolini

Federico Strumolo
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Il tennis italiano non è solo Jannik Sinner, ma è molto di più. Certo, il 22enne altoatesino, numero uno al mondo, resta il capobranco, il punto di riferimento di tutto il movimento, ma dietro di lui si nasconde un gruppo dall’enorme talento, che sta raggiungendo risultati fuori dal comune. Chiedere a Jasmine Paolini, virtualmente numero 7 della classifica mondiale (lo sarà da lunedì), che nel giro di due giorni centra la finale al Roland Garros sia nel tabellone singolare, dove affronterà la fortissima Iga Swiatek (prima nel ranking Wta e già tre volte campionessa del Roland Garros; Paolini è la quinta italiana nella storia in una finale slam, anche se questa volta la grande favorita sarà Swiatek), sia nel doppio femminile, in coppia con Sara Errani.

Decisiva la vittoria di ieri contro la romena Elena Gabriela Ruse e l’ucraina Marta Kostjuk, con il parziale di 1-6, 6-4, 6-1. In caso di vittoria nella finale di domani, dove affronteranno la statunitense Coco Gauff e la ceca Katerina Siniakova, la coppia azzurra diventerebbe la numero uno nella classifica stagionale (attualmente sono seconde).

 

Una storia meravigliosa, quella messa in piedi da Paolini ed Errani, che conferma l’ottima tradizione italiana nel doppio femminile a Parigi negli ultimi anni, considerando che questa sarà la sesta finale con almeno un’azzurra in campo dal 2007 a oggi. In ben quattro di queste occasioni, tra l’altro, c’è lo zampino della Errani, capace di vincere nel 2012 in coppia con Roberta Vinci, per tornare poi a giocarsi l’ultimo atto con l’amica nei due anni successivi (perdendo, però, in entrambe le occasioni). E pensare che qualche anno fa la carriera della Errani sembrava compromessa, tra un calo nei risultati (dopo una carriera gloriosa, con tanto di quinta posizione nel ranking e il picco della finale raggiunta a Parigi nel singolare nel 2012, perdendo contro la russa Maria Sharapova) e la squalifica per doping di sei anni fa (la squalifica fu in totale di dieci mesi). Uno stop imposto dalla federazione dopo che la tennista emiliana era risultata positiva al letrozolo, un farmaco antitumorale assunto dalla madre. La Errani dichiarò di essere stata vittima di una involontaria contaminazione alimentare: una vicenda che prese il nome di “doping del tortellino”.

E nel doppio non dominano solo le azzurre. Nella finale maschile, infatti, ci sono Simone Bolelli e Andrea Vavassori, che oggi affronteranno il croato Mate Pavic e il salvadoregno Marcelo Arévalo (si gioca dopo la finale femminile, in programma alle 15; si vede su Eurosport, come tutto il torneo). Per Bolelli sarebbe il secondo successo slam, dopo quello nel doppio degli Australian Open nel 2015 (in coppia con Fabio Fognini), mentre per Vavassori si tratterebbe del primo trionfo in un torneo del Grande Slam.

 

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