Novella Calligaris continua a nuotare e lo fa, con coraggio, anche contro corrente. Davanti a sé non ha più le rivali dopate dell’Est che lei, non dopata, batteva in vasca: deve rivaleggiare con fake news, pregiudizi e false motivazioni di gente che non ha mai fatto un’Olimpiade eppur si permette di sparare sentenze o scrivere cose che fanno andare di traverso il cappuccino a Novella. Ovvero alla prima nuotatrice azzurra medagliata alle Olimpiadi (argento e due bronzi a Monaco 1972) e in grado di stabilire un fantastico primato mondiale negli 800 l’anno dopo a Belgrado. Oggi la Calligaris è un’apprezzata collega e commentatrice per Rainews.
Novella, stiamo ascoltando ogni giorno sentenze da grilli parlanti a proposito della faccenda che riguarda la Khelif, la pugile intersessuale che ha portato la nostra Angela Carini a una scelta molto dibattuta, sia a favore, sia contro. Da che parte iniziare?
«Da Repubblica. Si era creata una polemichetta da parte di un lettore sulla questione testosterone, roba sbagliata, per cui ho scritto una lettera a quel quotidiano».
Poi è cresciuta...
«E tutto è andato a posto nel mio corpo. Tanto da vincere tre medaglie alle successive Olimpiadi di Monaco e a battere le tedesche dell’Est».
Che, venne poi accertato, facevano pratiche immonde, no?
«Gliene racconto una: per alzare il livello di progesterone ed equilibrare quello del testosterone le facevano addirittura mettere incinta. Poi prima dei Giochi le costringevano ad abortire con l’obiettivo di tenere alto quello di testosterone».
Siamo sinceramente scioccati.
«Andavano così le cose. Ma a Monaco e ai mondiali successivi mi sono presa tanto soddisfazioni, le ho battute lo stesso in vasca».
Cosa assicura un livello alto di testosterone nel corpo di un atleta?
«Più forza, più energia, meno paura e, quindi, anche più consapevolezza nel gareggiare con una sorta di armatura fisica e psicologica addosso».
Torniamo alla vicenda della Khelif, visto che da una settimana non si parla d’altro: secondo lei la puglie algerina era da squalificare?
«Onestamente no, ha agito all’interno delle regole attuali. Nel 2020 il Cio ha alzato senza motivo il limite del testosterone ammesso, con le nuove norme l’algerina non ha oggettivamente truffato».
Il colpevole è quindi il Comitato Olimpico?
«Esatto. Se il combattimento fra la Carini e la Khelif si fosse disputato prima del 2020, quando il livello di testosterone era più basso per le donne, Imane sarebbe stata squalificata. Mi consenta, però, di aggiungere una cosa anche a proposito della Carini».
Prego...
«Già durante le Olimpiadi di Tokyo aveva evidenziato una strana paura del dolore, un timore di farsi male. Io dico: se fai boxe, o sali sul ring senza problemi oppure stai a casa».
E della quasi comica vicenda della Senna inquinata cosa dobbiamo dedurre?
«Che è un’assurdità ma non solo per l’acqua che sta facendo ammalare atleti e rinviare prove. Sotto accusa c’è anche il lato organizzativo di gare che mi sembrano allestite in modo assurdo. Sono previste in un lato stretto della Senna, con boe disposte male e che porteranno nuotatori e nuotatrici a formare intasamenti assurdi al momento della svolta».
Un’Olimpiade poco “asSENNAta”...
«Eh, prendiamola sul ridere».