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Ariedo Braida smonta il Milan: "Perché non vince più", una stroncatura devastante

sabato 8 marzo 2025

2' di lettura

Insieme ad Adriano Galliani, ha rappresentato l'imprescindibile binomio dirigenziale del Milan di Silvio Berlusconi, quello degli Immortali di Arrigo Sacchi, degli Invincibili di Fabio Capello e infine quello di Carlo Ancelotti. Per questo oggi Ariedo Braida, storico ex direttore sportivo rossonero, è durissimo con il Diavolo: "Sono triste – ha spiegato al sito di SoFoot -, vedere il Milan in questo stato mi fa star male".

La sua analisi è spietata. Braida punta il dito contro "una crisi di identità e una mancanza di sentimento di appartenenza. Sono stati fatti grossi errori per anni, a tutti i livelli e la conseguenza è che abbiamo un club e una squadra senza identità. L'avevo predetto a inizio stagione che non sarebbe stata una squadra competitiva: il club è troppo instabile, non c'è una direzione chiara, gli allenatori si succedono e la rosa cambia ogni anno. Per essere ambiziosi serve continuità, per esempio lasciando lavorare un allenatore per 2-3 anni, dieci se possibile". Esattamente quello che avevano fatto Paolo Maldini e la vecchia proprietà, Elliott, con Stefano Pioli. "I giocatori sono responsabili, ma è difficile essere performanti in un club senza identità. Ciò che manca, è una guida, un uomo forte come lo era Berlusconi. Con lui e Galliani c'era una linea direttrice".

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Proprio dall'addio brutale e traumatico di Maldini è iniziata la discesa inesorabile: "Licenziarlo è stato un errore grossolano, e cacciarlo in quel modo inscusabile. Maldini è una leggenda che lavorava molto bene e rappresentava al meglio l'istituzione". Il nuovo patron Gerry Cardinale ha sostituito Paolo con Zlatan Ibrahimvic ma, accusa Braida, lo svedese "non è un punto di riferimento, un uomo forte. Ibrahimovic non ha ancora le competenze e l'esperienza per essere un uomo forte, capace di dirigere un club, è solamente un comunicatore".

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Capitolo giocatori: quest'anno il rendimento di leader e "veterani" come Maignan, Theo Hernandez e Rafa Leao è letteralmente crollato, chi più chi meno. Anche in questo caso, Braida li definisce "giocatori di talento, ma non sono dei leader in grado di unire la squadra e rilanciarla. E non hanno la costanza e la personalità per essere dei leader. Nessuno oggi lo è al Milan". La ricetta di Braida guarda all'Inter: "Prenderei 4-5 giocatori italiani. Ciò permette di creare una identità, e poi prenderei dei giocatori con carattere e personalità, è la cosa più importante". Il problema, in assenza di un direttore sportivo esperto e una catena di comando sportiva efficiente, è uno solo: individuarli.

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