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Milan, il dramma di Gimenez: "Quando avevo 17 anni..."

giovedì 27 marzo 2025

2' di lettura

Il suo arrivo ha scaldato il popolo rossonero, dopo un girone d’andata deludente che ha piazzato la squadra lontanissima dal primo posto, e poi sempre più giù, lontana dalla zona Champions. Dopo un arrivo convincente, con l’assist in Milan-Roma di Coppa Italia e i gol contro Empoli, Verona e gli ex del Feyenoord, nella sfida di ritorno dei playoff di Champions, costati l’eliminazione, ora Santiago Gimenez è all’asciutto da oltre un mese, ma non è preoccupato: “Abbiate fede — le sue parole al Corriere della Sera — i gol arriveranno, ne sono sicuro. L’importante è che vinciamo, come è successo nelle ultime due partite. Se segna Rafa (Leao, ndr) o Christian (Pulisic) o un altro compagno, è uguale. Col mister Conceicao stiamo lavorando duro. Non siamo contenti della classifica. Ma non è ancora finita".

Da lui i tifosi si aspettano molto: “E per me è un onore — ha aggiunto il messicano — San Siro è indescrivibile, per chi non ci è mai stato. So che si aspettano molto da me, perché sono giustamente esigenti, per i grandi centravanti che ci sono stati nel passato. Ibrahimovic, Kakà, Ronaldinho. Io al Feyenoord ho segnato tanti gol. È il momento di iniziare a segnarli anche qui”. Al quarto posto Gimenez crede molto: “Tutta la squadra lo vuole, ma non dobbiamo guardare la classifica — ha aggiunto — Pensiamo solo a vincere partita per partita. Come la Coppa Italia. Non vedo l’ora di giocare il derby, sono ansioso. Ora pensiamo al Napoli, poi ci sarà l’Inter". 

Nell’intervista si è parlato anche del suo rapporto con la religione. Iconica la sua esultanza dopo un gol, inginocchiato e con le dita puntate al cielo, rivolte al signore: “Quando avevo 17 anni mi hanno diagnosticato una trombosi al braccio — ha raccontato Gimenez — Ho subito tre operazioni, sono stato fermi sei mesi. A un certo punto i medici mi hanno detto chiaramente che se l’ultimo esame non fosse andato bene avrei dovuto smettere col calcio. È stato lì che ho incontrato Dio nella mia vita. Ho pregato perché non facesse finire il mio sogno di diventare calciatore. Tutto è andato bene”. Su Instagram il suo soprannome è ‘Soldado de Cristo’ (“Soldato di Cristo”), questo perché "c’è un passaggio nella Bibbia che parla dell’armatura di Dio — conclude — Lo scudo della fede, l’elmo della salvezza, la spada dello Spirito che è la Parola di Dio. È un passaggio che amo. Sono qui per compiere il suo proposito. Prima di tutto come uomo, poi come calciatore".

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