Sono passati oltre tre mesi dalla sua ultima partita e ora Jannik Sinner può tornare in campo. Il suo rientro post-squalifica ci sarà sabato 10 maggio, nel secondo turno degli Internazionali d'Italia. Un ritorno che "non significa solo ricominciare a vivere l’adrenalina del match, ma farlo portando con sé tutto quello che ha attraversato come persona". A dirlo è Elena Uberti, psicologa dello sport e psicoterapeuta. Per l'esperta, intervenuta a StyleMagazine, "le pause forzate possono essere sfruttate come occasioni per conoscersi meglio e tornare in contatto con i propri valori".
Eppure situazioni simili non sono delle più semplici. "La fatica di allenarsi senza l’obiettivo di una competizione nel breve termine, la pressione mediatica, il peso di dover lasciarsi alle spalle una vicenda spiacevole: tutto questo può mettere alla prova l’atleta". Ecco allora che sono di vitale importanza le persone che seguono l'atleta in questo percorso.
Altrimenti, è l'avvertimento di Uberti, "se vissute senza un adeguato supporto, l’atleta può rischiare di sperimentare un'insicurezza che minaccia la qualità della sua prestazione". In psicoanalisi, questo processo si chiama "momento di incontro". Alcuni eventi - traumi, passaggi, pause - "interrompano la continuità del sé e richiedano un riassestamento. Lo stop di Sinner può essere visto come una transizione critica: un passaggio che, se supportato adeguatamente da riferimenti di valore, può rafforzare la resilienza dell’atleta e ricontattare le motivazioni più profonde. Tuttavia, queste fasi possono divenire 'disfunzionali': se vissute senza un adeguato supporto".