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Simone Inzaghi, delusione e dubbi Inter. tam tam: appeso alla Champions?

venerdì 23 maggio 2025

3' di lettura

Ha guardato la sua Inter dalla tribuna del Sinigaglia, Simone Inzaghi. L'ha vista vincere 2-0, nonostante molti titolari tenuti precauzionalmente in panchina in vista della finale di sabato prossimo a Monaco di Baviera contro il Psg. Perché lo scudetto era un sogno, molto meno a portata di mano di quello chiamato Champions League. E così è stato, perché il Napoli alla fine ha vinto 2-0 contro il Cagliari tenendo buono quel punticino di vantaggio della vigilia. Sono durati 20 minuti i tremori azzurri: dal gol di De Vrij per il vantaggio-Inter (al 20') alla rete  del solito McTominay che al 42' ha incanalato la sfida coi sardi sui binari previsti e prevedibili. 

Nel secondo tempo, la beffa: l'ex (odiatissimo) Lukaku chiude la contesa proprio quando Correa firma il bis per l'Inter. Fotografia perfetta di un campionato in cui le due squadre hanno avuto andamenti simili, un po' singhiozzanti, apparenti schiacciasassi capaci di inciampare in partite impronosticabili. Con la differenza fatta da dettagli: un fischio arbitrale, una mancata chiamata del Var, un palo, una traversa, una distrazione difensiva, un infortunio.

"Se ci sentiamo penalizzati dalle decisioni arbitrali? Non voglio entrare in questo argomento. Credo che il silenzio sia una forma di comunicazione che deve essere interpretata da taluni e spiegata da altri ma non è il caso di farlo - ha commentato Beppe Marotta, presidente dell'Inter, in silenzio stampa dopo il polemico 2-2 contro la Lazio -. Non è stata una mancanza di rispetto ma in quel momento c'era tensione ed è giusto gestire quei momenti difficili". 

Antonio Conte poche ore prima ha detto che vince il campionato chi merita di più, a differenza della Champions. "Il campionato è come se fosse il Giro d'Italia, in Champions ci sono spesso e volentieri circostanze favorevoli che ti aiutano. Ma quest'anno noi abbiamo giocato 15 partite in più, è normale che ci sia stata questa difficoltà in campionato", è la risposta molto pacata di Marotta, che respinge le voci che vorrebbero Inzaghi verso l'addio, tentato dalle ultra-milionarie sirene arabe. "Detto che il suo contratto non è in scadenza ma ha ancora un anno, quello che conta non è l'aspetto formale ma sostanziale. Con Inzaghi abbiamo un rapporto di grande simbiosi, è un grande professionista, è uno degli artefici di questo ciclo straordinario e c'è la massima volontà di proseguire. Non credo che ci siano campanelli che suonano in senso contrario. A bocce ferme, quando finirà parte della stagione - visto che dopo c'è il Mondiale per club - ci confronteremo e valuteremo quella che è la nostra proposta di rinnovo". 

Insomma, proprio come per Conte (che nonostante lo scudetto potrebbe tornare alla Juventus), anche Inzaghi potrebbe salutare dopo un ciclo più lungo: 4 stagioni, con uno scudetto stravinto e 3 campionati persi, il primo contro il Milan di Stefano Pioli e gli altri due contro gli azzurri di Spalletti prima e Antonio poi. Conte è stato votato miglior allenatore della Seria A 2024/25, Inzaghi potrebbe prendersi la gioia, enorme, della Champions. Ma l'impressione è che siano gli stessi tifosi interisti a considerare Inzaghi pronto per l'addio e, soprattutto, colpevole unico delle delusioni. Un addio che sarebbe stato più dolce in caso di una vittoria che molti davano per certi, quella dello scudetto numero 21, e che invece ora ammanta di tensione ulteriore l'ultimo obiettivo stagionale. Dal triplete sognato al panico da zero tituli. E accuse ingenerose in agguato. Come se il capolavoro di Conte sia in realtà il fallimento di Simone Inzaghi. Non è così, ma nel mondo del calcio contano più gli errori dei meriti.


 

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