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Inter, il sogno Champions è costato uno scudetto

I nerazzurri si sono giocati la loro chance col rigore di Pedro (ma non solo). Simone Inzaghi può cancellare l’amarezza con una gran finale a Monaco
di Pasquale Guarro sabato 24 maggio 2025

3' di lettura

Il gol di Pedro ha spento la luce, quel calcio di rigore realizzato dallo spagnolo al minuto 89 di Inter-Lazio ha fatto calare il sipario sulle speranze di trionfo che i nerazzurri stavano improvvisamente cullando, nel mentre la cronaca dal Tardini raccontava di un Napoli inchiodato sullo 0-0 contro i padroni di casa del Parma. Gli astri si stavano riallineando e per una volta l’Inter ha avuto l’opportunità di giocare la parte di quella che ne approfitta.

Invece non è andata così, la natura “pazza” si è nuovamente rivelata in tutta la propria essenza e la squadra, distratta dall’impegno della Champions eletto fin da subito come prioritario, neanche sentendo l’odore del sangue ha avuto la forza mentale per switchare e pensare solo al campionato.

ATTEGGIAMENTO

Atteggiamento che ha infastidito San Siro, perché per una stagione intera hanno tutti compreso l’esigenza di doversi in qualche modo risparmiare al fine di cullare il sogno della coppa dalle grandi orecchie, ma a pochi minuti dalla fine di Inter-Lazio, i nerazzurri erano in vantaggio e avevano superato il Napoli al primo posto in classifica.

In quel momento la testa non avrebbe dovuto ricevere alcuna contaminazione dal pensiero della Champions, non avrebbe dovuto prevalere alcun sentimento di paura, né avrebbe dovuto presentarsi la famosa sindrome da braccino, quella che viene ai tennisti quando sono in procinto di vincere un match importante. Perché andare a Como con un punto di vantaggio avrebbe significato capovolgere ogni pronostico e allora, dopo una stagione trascorsa a condividere e giustificare la gestione delle risorse, l’ambiente si aspettava di vedere la squadra vendere cara la pelle. Ma il clima di battaglia è rimasto solo una speranza nella testa dei tifosi, non assecondata da chi invece è sceso in campo, che di fatto adesso si è messo nella scomoda posizione di dover fare veramente il miracolo in Champions. La partita contro il Como è sembrata fin da subito una formalità, un ponte tra il campionato e la finale di Monaco.

La formazione scelta da Inzaghi per l’ultima di campionato non voleva essere un segnale di resa ma sicuramente ha esplicitato senza timore di smentita ciò che il tecnico mirava a ottenere come obiettivo principale dalla sfida del Sinigaglia: preservare lo stato di salute di tutti e avere il gruppo al completo per la partita del 31 maggio.
Un po’, anche, come a voler staccare immediatamente la squadra dal rimorso e dalle inevitabili tossine della sconfitta per proiettarla, invece, verso un fulcro di energia positiva che dovrà accompagnare e sostenere la squadra e l’ambiente circostante da qui al 31 maggio. Operazione non semplice, visto come si erano messe le cose, ma sicuramente necessaria.

RIMPIANTO

Perché il rimpianto è umano, ma adesso l’Inter deve sfruttare la finale di Champions sia come via di fuga dal dolore che come opportunità verso una gioia superiore. Oggi festeggiano Conte e Lukaku, nemici giurati che hanno girato le spalle quando sembrava che l’orizzonte interista potesse presentare più problemi che soddisfazioni. Fa male, ma tra una settimana Inzaghi e la sua squadra saranno proiettati in un’altra dimensione, e allora la nuova missione non può che essere quella di raggiungerla evitando di portarsi dietro tensioni e paure di un obiettivo cui non hai mai dato la giusta importanza.

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