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Antonio Conte "in purezza": Napoli, cosa succederà se sarà addio

di Claudio Saveli sabato 24 maggio 2025

2' di lettura

Forse se ne andrà. Forse, come ha sempre fatto, Antonio Conte chiuderà un ciclo nel momento esatto in cui tutti vorrebbero che iniziasse. Ma se anche dovesse salutare, nessuno a Napoli ne farà un dramma. Se andrà avanti, tanto meglio. Se finirà qui, sarà stato bello così. Breve ma intenso.

Conte non ha solo vinto lo scudetto: ha ricostruito una credibilità. Anzi, due. La sua e quella del Napoli. Era sbarcato in città tra mille interrogativi. Più suoi, intimi, profondi, che non della città. Anche se non lo ammetterà mai, qualche pensiero se l’è fatto: come ci è finito uno come me, maniacale predicatore di rigore, ordine, dedizione, in questo caos?

La verità è che Conte è finito al Napoli perché era la migliore chiamata che aveva ricevuto. Ma poi la risposta a quella domanda è arrivata: in comune, tra il mister e la città, c’erano diverse cose. La passione per il calcio, la voglia di rivalsa, l’esigenza di farsi notare. Così Conte ha capito Napoli, avendo l’impressione di essere contemporaneamente capito. Solo così si è contenuto nelle sue dichiarazioni, stavolta non arrivate a un’eruzione ma mantenute in un normale bollore.

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Conte ha urlato meno del solito perché sapeva che, per la prima volta dopo tanti anni, non era più lui a dover insegnare tutto a tutti, ma che qualcosa da questa città, da questo spogliatoio, poteva anche impararlo. Il suo Napoli è stato più simile a lui che alla città, ma mai distante da essa. Ha tolto le luci soffuse del calcio emozionale e ha acceso i riflettori su un’idea chiara: si vince solo se si lavora insieme, ogni giorno, senza alibi. Ha perso Kvaratskhelia, ha gestito gli infortuni, ha sfruttato le poche partite a calendario. Per la prima volta in carriera ha dato più di quanto abbia preteso perché questa, più di ogni altra, era la sua occasione per tornare. Tornare a essere Conte, quello che vince subito, quello che prende un club scivolato in basso e lo riporta in alto. C’era chi diceva che sarebbe stato un corpo estraneo, che la piazza lo avrebbe rigettato alla prima dichiarazione fuori posto. Invece si è creato un rispetto reciproco. Un riconoscersi nella diversità. La città gli ha dato carica, lui ha restituito rigore. Loro si sono fidati. Lui li ha ripagati. E quel tricolore che ora sventola è figlio proprio di questa strana alchimia.

Per andare avanti vorrà certezze che il Napoli difficilmente concederà perché non è nella natura di questo club. Potrebbe prenderla come una sfida, magari, stavolta, facendo un’eccezione rispetto al passato. Avrebbe una grande occasione per dimostrare di essere un allenatore capace anche in Europa e in grado di alimentare cicli lunghi e strutturati. Ma l’eventuale addio non sarà un problema. Napoli non dimenticherà Conte e forse, stavolta, nemmeno Conte dimenticherà il club in cui ha appena vinto uno scudetto.

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