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Psg-Inter, Fabrizio Biasin: le differenze tra Istanbul e Monaco

di Fabrizio Biasin venerdì 30 maggio 2025

2' di lettura

Quando leggerete codesto bla bla il qui presente sarà già giunto in terra bavarese (a Dio piacendo, ovvio), sede designata della partitissima che ben conoscete (domani ore 21). Ebbene, ci sono enormi differenze e una grande similitudine tra le due finali di Champions in soli tre anni dell’Inter inzaghiana. Partiamo dalle differenze. 1) Istanbul e Monaco sono all’opposto. In Turchia era tutto complicato: spostamenti, comunicazione, cibo, lo stadio era quello che era e i brindisi - poi mancati - sarebbero stati comunque analcolici. A Monaco no: l’impianto è una meraviglia, si raggiunge in un amen, ci sono lo stinco e la birretta ben spinata, tutti parlano buon inglese. 2) L’Inter “turca” arrivava con uno spirito più leggero: in campionato aveva acchiappato un posto Champions dopo aver rischiato assai, sfidava una corazzata del tipo «il pronostico col City è segnato, va già bene così».

L’Inter che affronta il Psg vive ben altre emozioni: è reduce dalla delusione in campionato, affronta i francesi favoriti dai più ma non al punto di fare i ragionamenti di cui sopra («va bene lo stesso...»). Vincere non è un obbligo, ma una seconda sconfitta sarebbe difficile da digerire. 3) L’Inter di Istanbul uscì dal campo con una certezza: quella partita, pur persa, sarebbe stata il trampolino per acquisire una mentalità vincente, quella di una squadra che l’anno dopo avrebbe tritato il campionato, stravinto quando ancora faceva freddo. L’Inter di Monaco, al contrario, anche solo per questioni anagrafiche è una squadra che cambierà pelle. L’allenatore? Si vedrà, ché ora c’è da pensare ai 90 e forse 120’ dell’Allianz Arena.

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E poi c’è la similitudine, in qualche modo doppia: l’Inter di Istanbul e quella di Monaco si assomigliano negli effettivi: al posto di Dzeko vedremo Thuram, al posto di Onana ci sarà Sommer, al posto di Darmian (comunque presente) giocherà Pavard e Mkhitaryan - all’epoca infortunato - prenderà il posto che all’Ataturk fu di Brozovic. Per il resto la squadra - da Acerbi a Bastoni, da Dimarco a Barella, da Calhanoglu a Dumfries, fino a capitan Lautaro - sarà la stessa. E anche questa volta giocherà una partita che da pronostico avrebbero dovuto giocare altri club, quelli che si possono permettere investimenti multi-milionari, quelli dai fatturati che esplodono, quelli che per la seconda volta in tre anni saranno costretti a guardare i nerazzurri. Non sappiamo come finirà domani, ma sappiamo che “esserci” era tutto tranne che scontato.

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