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Inter rimandata. E c'è il caso Thuram

di Claudio Savelli giovedì 19 giugno 2025

3' di lettura

Il caldo dà alla testa quanto un pareggio con il Monterrey. Per diversi tifosi dell’Inter, radunati soprattutto sui social, è tutto nero e poco azzurro. C’era da aspettarselo, sono gli strascichi della finale di Champions sommati alla stagione da zero titoli, all’addio brusco di Inzaghi e a tutto ciò che ne è seguito che, a quanto pare, non va bene. Il cielo si è aperto al pareggio contro i messicani di Sergio Ramos che a 39 anni fa ciò che faceva a 29 e di qualche altro giocatore di buona qualità - se c’è una cosa che sta insegnando il Mondiale per Club è che la qualità è più diffusa di quanto pensassimo. Non vedevano l’ora, i mai contenti, di far notare che l’Inter è da buttare. Magari senza vedere la partita, tanto a quel fuso orario barbino chi l’ha vista davvero?

Sotto l’1-1 certamente deludente ma di importanza relativa per la tipologia di competizione (se la vinci, bene, soprattutto per il portafogli, ma se non vinci, pazienza) c’è stata una prima Inter di Chivu seria e ben intenzionata, due cose tutt’altro che scontate considerando momento e contesto. Per l’Inter, infatti, il Mondiale è una specie di ritiro anticipato della nuova annata piuttosto che un’appendice della vecchia. Questo è il punto da cui partire per relativizzare il mezzo passo falso. L’impressione complessiva è di una rosa divisa tra chi non ha più molto da dare e chi non riesce a dare quanto potrebbe. Con i primi, quelli più in su di età, la dirigenza ragionerà anche in base al Mondiale. Con i secondi, invece, c’è da lavorare.

NOVITÀ
Tra questi ultimi citiamo Barella che Chivu ha già provato a rilanciare proiettandolo in avanti (è andato al tiro ben tre volte) dopo due anni relegato in costruzione da Inzaghi. Magari finirà a fare il mediano con l’eventuale addio di Calhanoglu, ma spingerlo in zona offensiva è un modo per rivitalizzarlo. Tra quelli che "non riescono" c’è anche Thuram, il cui ingresso in campo è la nota più stonata della partita. Lo scorso anno, dopo un grande avvio, il francese è diventato evanescente, al netto delle enormi prestazioni con Bayern e Barcellona. Ma nella routine - e l’ingresso contro il Monterrey è esattamente questo- sembra volersi conservare. Non si sa se il problema alla caviglia è stato risolto o se sono assestamenti dovuti all’operazione al ginocchio subita prima di arrivare all’Inter (e della quale ci si dimentica), di sicuro il vero Thuram si è visto troppo poco. E l’affondo su Bonny è probabilmente dovuto anche a questo.

Altro paradosso dell’interismo è che i giovani devono giocare e guai a non tenere in rosa Pio Esposito, ma poi battezzano Sucic come inadeguato per un retropassaggio sbagliato. La fortuna - e la forza - dell’Inter in questa estate turbolenta è la lucidità conservata dalla dirigenza di fronte alle difficoltà e ai (pre)giudizi. Magari andrà tutto male ma un club che va dietro ai tifosi è in confusione e all’Inter non è accaduto. Ora questa lucidità deve averla anche Chivu nello spolverare quanto di buono c’è nell’Inter e inserire nemmeno troppo gradualmente i concetti con cui crede di migliorarla. Qualcosa si è già visto: costruzione diversa "a quattro" con gli esterni altissimi; pressione molto più intensa e in avanti; maggiore predisposizione alla verticalizzazione; centrocampo a "2+1 che va"; velocità di palleggio perduta l’anno scorso. Tutti piccoli cambiamenti inseriti su meccanismi vecchi di quattro anni: come si può pretendere che funzionino alla prima occasione? All’Inter mancano condizione mentale e fisica e vedremo se contro i giapponesi dell’Urawa Reds (sabato alle 21, orario sorridente) miglioreranno, ma di certo non mancano le buone intenzioni. E certi tifosi dovrebbero farsele bastare.

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