C'è bisogno d’amore per Pio, l’Esposito più piccolo all’anagrafe ma anche il più grande per statura e prospettive. L’amore necessario a proteggere un talento di questa portata. Pio Esposito è come una stella cadente in una torrida notte di giugno: rimani sveglio solo per lei. E passi 45 minuti a studiarla, altri ventisette a bramarla, e poi finalmente eccola: Sucic per Pio che si gira e segna. Si sentono i desideri mentre la stella fa la sua apparizione: che diventi il centravanti di riferimento dell’Inter e, già che ci siamo, dell’Italia. I sogni sono desideri e sono per definizione esagerati.
Chivu ce lo ha chiesto, non facciamo gli errori fatti con altri, e fa parte anche scrivere cose del genere, annunciare la nascita di un attaccante generazionale. Ha ragione, quindi no, non è nato niente. Ma si è visto qualcosa. Si è vista la stoffa di Pio Esposito. Il fatto che abbia giocato nell’Inter come nello Spezia, al Mondiale per Club come in serie B. Stesso atteggiamento quindi l’umiltà non manca. Potrebbe sentirsi arrivato, Pio, se solo aprisse i social dove i tifosi nerazzurri ne descrivono le gesta o anche solo queste pagine in cui sembra il messia. Non lo faccia, non lo farà. E non perché lo ha chiesto Chivu non solo - ma perché è fatto così.
GENERAZIONE
C’è bisogno d’amore per Pio e ce n’è. Glielo danno i fratelli, generazione talmente incredibile di calciatori di livello che non può essere solo il talento ma c’è di sicuro l’educazione della famiglia. C’è Sebastiano (22 anni) che abbraccia Pio (19) mentre lo sostituisce nel finale della sfida al River Plate, poco dopo il gol, come a passargli il testimone di ciò che lui non è stato per l’Inter e che invece potrebbe essere il più giovane.
E c’è Salvatore (24), il più grande, che dedica un post ai due fratelli: «Eravamo qui al Cicerone e abbiamo visto quella bestia con la numero 94 esultare per la prima volta con quella maglia con cui siete cresciuti e siete diventati uomini. Tutto questo era inimmaginabile! Ora arrivi la salita e noi saremo lì dietro a spingervi. Grazie per le emozioni che ci regalate e per le persone che siete».
Salvatore ha condiviso gli ultimi due anni con Pio nello Spezia. Lo ha protetto e visto da vicino. Ieri a Sky Sport ha spiegato che «il primo anno in B, quello del salto, lo ha sofferto, poi lo scorso ha fatto la differenza, spostando gli equilibri». Toni? «Assomiglia più a Dzeko» e lo stesso Pio in un’altra intervista ha messo il bosniaco in cima ai suoi modelli. In effetti la prestazione contro il River Plate dimostra che l’ispirazione è quella: 40 tocchi (Lautaro ne ha messi insieme 36), segnale di una partecipazione totale alla manovra (quindi no, non è solo un attaccante d’area di rigore); 25 passaggi (di cui 21 completati); 3 passaggi lunghi (non gioca solo sul corto); 8 duelli a terra e 4 duelli aerei (non è un attaccante che gioca solo per aria).
APPENDICE
Una partita piena di cose buone in cui il gol è solo un’appendice, un di più. Ora è chiaro che il Lumen Field di Seattle non è San Siro, ma il giocatore c’è, eccome. E si trova anche in una congiunzione astrale incredibile: rientrato all’Inter proprio quando, a sorpresa, viene ingaggiato l’allenatore che lo conosce da quando aveva 13 anni e che lo ha fatto capitano in primavera da sotto età. Non solo: rientrato proprio quando l’Inter ha avviato un cambio generazionale e nell’estate in cui si sono liberati due slot in attacco (Correa e Arnautovic). Le possibilità di vedere Pio Esposito nell’Inter del prossimo anno sono in progressivo aumento anche perché è un prodotto del vivaio che non occupa le liste.
Con Chivu e con queste prestazioni, avrà più minuti di quanto non potesse immaginare qualche settimana fa, e il motivo è che ha caratteristiche diverse rispetto a Lautaro, Thuram e Bonny, che a prescindere dovrebbe completare il reparto e che, inciso, vale la pena di acquistare ora a 25 milioni considerando che Woltemade viene valutato 60 milioni dallo Stoccarda.