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Sinner, "niente Panichi". Ma gira una voce nello staff di Jannik

di Leonardo Iannacci domenica 29 giugno 2025

3' di lettura

Ieri persino le fragole (con panna) di Wimbledon erano in trepida attesa di un fiume di parole. Jannik Sinner, il numero 1 del ranking, con Carlitos Alcaraz il favorito alla vittoria finale e quindi il giocatore più invocato all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, era atteso all’incontro con la stampa mondiale. E non era un incontro formale ma un altro momento comunicativo delicato nella vita di questo ragazzo che, negli ultimi dodici mesi, ha vissuto svolte radicali nella sua esistenza di fuoriclasse. Stavolta c’era da chiarire il divorzio, l’ennesimo, da due figure importanti del suo staff: il preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulises Badio, licenziati da Sinner dopo solo dieci mesi di una collaborazione nata in seguito all’affaire Clostebol e dopo il primo distacco dal duo Ferrara-Naldi. I due coinvolti in quella storiaccia poi finita con lo stop di tre mesi concordata con la Wada dal ragazzo di Sesto.

Con Panichi e Badio le cose erano andate benone sino alla finale di Parigi, persa contro Alcaraz, ma già prima del successivo torneo di Halle le cose sembravano in rottura prolungata. Se ne è avuta certezza negli ultimi giorni qui a Wimbledon quando gli allenamenti nei campi secondari e nel Centre Court contro Medvedev hanno evidenziato l’assenza di Panichi e Badio.

DISTACCO

Voci incontrollate parlavano di un’intervista sbadata di Panichi. Secondo taluni, invece, le ragioni del distacco non chiarite ieri da un ermetico Sinner, sarebbero altre: il protagonismo del preparatore atletico, molto conosciuto nell’ambiente ed ex di Nole Djokovic, e alcuni blackout fisici accusati dal numero 1 del mondo nel finale dell’epica partita con Alcaraz al Roland Garros. Soltanto il nostro magnifico campione di Sesto Pusteria conosce la verità e altro non c’è da indagare.

Lo si comprende riavvolgendo il nastro delle parole pronunciate ieri da Jannik durante la conferenza stampa alla quale hanno partecipato giornalisti di cinque continenti, a conferma che questo ragazzo è una bandiera del nostro paese.

Ha detto subito: «Ho deciso di cambiare dopo Halle. I cambiamenti nel team erano una cosa già decisa da tempo. Mi sono sempre trovato bene e con loro abbiamo fatto grandi cose ma ho voluto qualcosa di differente e ora sono curioso di sapere cosa accadrà qui a Londra».

Il distacco da Panichi e Badio non sembra essere stato doloroso, non come quello che si concretizzerà a fine stagione da Darren Cahill, il coach che lascerà Jannik e che il ragazzo considera un padre tennistico: «Non c’è una ragione specifica del distacco da Panichi e Badio e vi posso assicurare che non è accaduto nulla di eclatante. Finora mi ero trovato bene, anche la finale centrata al Roland Garros è stato un grande obiettivo al di là di come è andata». Il futuro non prevede novità immediate: «C’è uno slam da giocare al meglio e non abbiamo pensato a sostituti, non è il periodo adatto. Ci sono delle possibilità, il timing è stato strano ma non subirò le conseguenze di questa decisione».

COME UN CUOCO

Il divorzio non avrà effetti particolari sulle due settimane a Wimbledon, secondo Jannik. «Il lavoro l’avevamo fatto prima, L’ho già detto, al momento non cerco nulla.
Qui a Londra ho ben altro a cui pensare ma l’importante è creare con i miei collaboratori un rapporto di fiducia sia con me che con il resto del team. Persone adatte a quelle che sono nel team, dalla comunicazione ai coach». Poi la frase che chiarisce molto e dice tutto a chi conosce bene Jannik: «Mi ispiro molto al lavoro di cuoco di mio padre, in cucina bisogna andare d’accordo con le persone per lavorare assieme. Ma ora non ci voglio pensare, devo affrontare un torneo importante».

Infine riflettori sul tennis giocato, sulla voglia di vincere il primo Wimbledon che, nella sua mente, resta lo slam più affascinante sin da quando era bambino a Sesto Pusteria e, poi, ragazzo nell’accademia di Riccardo Piatti: «Mi sto allenando bene ma sull’erba sono i movimenti le cose che mi condizionano di più. Poi anche lo stile di gioco e delle partite, su questa superficie c’è bisogno di un po’ più di improvvisazione». Halle e il ko contro Bublik è alle spalle: «Non penso al passato, quello che è successo è successo.

Ad Halle non ho avuto a disposizione tempo per riposare, è andata come è andata ma il livello era alto, come lo sarà qui. Sono fiero di esserci da numero uno e pronto per giocare al meglio il mio tennis». Senza attacchi di Panichi.

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