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Adriano Panatta: "Sinner-Alcaraz, il fattore decisivo. Per vincere..."

di Leonardo Iannacci domenica 13 luglio 2025

4' di lettura

Fresco 75enne, Panattone si aggiusta il ciuffo e finge di non avere voglia di parlare della finale di Wimbledon. Da queste parti, nell’anno 1979, sfiorò l’impresa contro l’americano Pat Dupré nel senso che perse per un’inezia nei quarti e mancò la semifinale con Roscoe Tanner («giocatore che avrei saputo controllare», dice) e un probabile ultimo atto con Bjorn Borg. Poi, scacciati i ricordi, torna all’oggi e parte con una veronica delle sue: «Cosa non deve fare Sinner oggi, mi chiede? Non perdere, finita l’intervista, ciao».

Adriano Panatta, faccia il serio: ha appena compiuto 75 anni. C’è una finale da giocare e da analizzare.
«Però Jannik non la deve perdere per davvero. È la sua prima a Wimbledon. E poi, che le ho detto di male?».

Il problema è che Sinner ha sempre subìto negli ultimi cinque incontri contro Alcaraz.
«Nel tennis non vuol dire molto, certo puoi soffrire un avversario più di altri ma Jannik è nato in Alto Adige, non ha l’anima latina».

Come la sua?
«Che vuol dire? Io ho smesso nell’altro millennio. C’erano ancora Andreotti, Mina cantava in tv e giocavamo le racchette di legno. E poi non mi tirerà fuori la solita storia che, se mi fossi allenato meglio, avrei vinto di più, eh?».

Quello no, però ha già detto mille volte che, in quel caso, si sarebbe divertito di meno.
«Ho detto che non sarei stato più felice, è diverso».

Finale odierna: Alcaraz è un giocatore... metta lei l’aggettivo.
«Complicato. Non ti dà mai una palla uguale all’altra. Ti mette in difficoltà ma Sinner sa bene tutto questo e avrà pensato a buone contromisure».

Si chiama fantasia, quella di Alcaraz.
«Alterna sempre, non gioca mai uguale: un rovescio pieno, poi un back, una palla corta, un passante, non è facile quando di fronte hai una tale varietà di soluzioni».

Un difetto?
«Ha momenti nei quali si spegne, contro Fritz ha perso un game decisivo sulla propria battuta. E lo ha proprio gettato via. Ha perso pure un set».

Sinner è un teutonico nel tennis.
«È un caterpillar, migliorato anche sull’erba che resta una strana superficie. Ai miei tempi l’erba di Wimbledon era velocissima, la pallina non rimbalzava e schizzava via; questa è lenta e Jannik propone il suo tennis da caterpillar che prevede una velocità di palla pazzesca».

Se ne è accorto Djokovic.
«A 38 anni sei usurato nel fisico e Nole lo ha ammesso in conferenza. Ma la potenza di Sinner è un qualcosa che non ho mai visto prima».

Dove si deciderà tatticamente e tecnicamente la finale di oggi?
«A mio modo di vedere nel servizio. Se ti entra bene prima palla puoi fare subito punto o accorciare gli scambi. E questo aiuterebbe Alcaraz che scenderebbe anche a rete per chiudere. Le voleè le sa fare».

Sembra divertirsi più di Jannik quando gioca.
«Un’apparenza, se vinci sei sempre molto felice. Lo spagnolo è istintivo ma, alla lunga, Jannik è solido e il disturbo al gomito sembra passato. Però si tolga quell’imbracatura bianca nel braccio, se non è proprio necessaria. Nun se po’ vedè».

Sinner risponde bene, crea più pericoli rispetto allo spagnolo.
«Divinamente, è il migliore di tutti. Per questo dico che Carlos dovrà alzare il livello del servizio, contro Fritz non è andata troppo bene con la seconda, ad esempio».

Jannik ha cambiato impugnatura rispetto al Roland Garros, quando va a servire.
«Lo ha fatto sull’erba per dare rotazioni differenti. Oggi sarà importante per lui tenere una prima al 70%».

Sempre dell’idea che Alcaraz abbia qualcosina in più di Jannik?
«Sinner vincerà forse di più nella sua carriera ma Alcaraz, se al top, ha quei tre-quattro colpi che possono mandarti al tappeto. Si ricorda il super tie-break nella finale del Roland Garros?».

Cala il sipario su Wimbledon: cosa resterà di questa edizione 2025?
«Tante cose, oltre a Sinner che ha raggiunto la finale in tutti gli slam, roba da vero fuoriclasse. E poi Cobolli che ha fatto un bel torneo ed è arrivato ai quarti come il sottoscritto nel 1979. Ma devo fare un plauso speciale a Fognini, è stato un leone. Mi alzo in piedi per lui».

E Djokovic, cosa consigliargli? Ha detto che vorrebbe tornare a Wimbledon nel 2026.
«Uno slam con partite al meglio delle tre su cinque è asfissiante per un fisico che gioca da vent’anni questo tennis pazzesco per velocità, attrezzature spaziali e potenze dei colpi. Ma nella sua testa c’è soltanto Nole. E va rispettata qualunque sua decisione».

Ripeto la prima domanda: cosa non deve fare Sinner, oggi alle ore 17? E non risponda: non perdere, finita l’intervista, ciao.
«Sinner deve fare Sinner, non lasciare l’iniziativa ad Alcaraz. Deve imporre lui gli scambi e prendere sempre l’iniziativa. Non sarà facile ma può farcela».

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