Ma com'è semplice saltare sul carro del vincitore dopo la più strepitosa delle vittorie, quella a Wimbledon ottenuta in una indimenticabile domenica di metà luglio da Jannik Sinner. Già, un salto "agevole", quello sul carro, al quale prende parte anche Massimo Gramellini, firma del Corriere della Sera, il quale in passato più volte aveva infilzato l'altoatesino per la sua residenza a Montecarlo, trattandolo alla stregua di un evasore fiscale.
E invece oggi no, oggi tutto dimenticato, almeno nel suo "Caffè", appuntamento quotidiano in prima pagina sul Corsera. "Un italiano che vince a Wimbledon non rientra nel novero delle imprese a cui un appassionato di tennis nato nel secolo scorso immaginava di poter assistere in questa vita", premete Gramellini.
E ancora, di riflessione in riflessione, mette in evidenza come "un Paese orfano di calcio si è riunito davanti al televisore per assistere a un rito lontano dalle sue abitudini, ma non più ormai dai suoi interessi. Sinner vi si preparava da quand’era bambino, noi invece stiamo ancora imparando". Insomma, l'elogio dell'impegno, della dedizione del campione,
"Nonostante le profezie funeste di tanti esperti, tra gli amici le sensazioni della vigilia tendevano all’inesorabile: vince Sinner in quattro set, ci dicevamo sottovoce. Il bello è che poi è successo davvero", aggiunge ancora. Già, tutto bello. Bellissimo. Siamo perfettamente d'accordo. Così come tutte le precedenti accuse di Gramellini paiono essere state scordate da Gramellini stesso.