Martina Trevisan è tornata sul circuito con la determinazione di chi ha superato un periodo molto duro, e lo ha raccontato ai microfoni di Fanpage.it con parole semplici ma intense: "Sono stata felicissima, non vedevo l’ora di rientrare", spiega, ricordando come fin dal giorno successivo all’intervento al tallone ogni sua azione fosse orientata al ritorno in campo. "Ho lavorato per tutti questi mesi per poter tornare in campo il prima possibile e, quando finalmente ce l’ho fatta, mi sono sentita come se, dopo una lunga assenza, fossi tornata a casa”, aggiunge.
Per la tennista toscana, la cosa che più le è mancata è stata l’atmosfera dei tornei: "A mancarmi è stata proprio l’aria che si respira ai tornei: un’aria fatta di adrenalina, emozione, voglia di vincere e dare il massimo”, dice ancora. Martina descrive anche quel momento unico prima di entrare in campo: "La tensione positiva che sento prima di scendere in campo mi è mancata, quelle farfalle nello stomaco che mi accompagnano mentre percorro il corridoio e che esplodono in una scintilla di felicità quando colpisco la prima pallina di ogni match".
C’è però un lato oscuro del circuito che non le è mancato affatto: "A non mancarmi affatto sono le polemiche, gli attacchi gratuiti, le minacce che sempre più spesso noi tennisti riceviamo da haters e scommettitori". Una realtà che preferisce non alimentare, perché come dice lei stessa, "finirebbe solo col drenarmi energia positiva”. Il ritorno in campo è stato possibile solo dopo una scelta difficile: "Il problema al tallone mi aveva reso impossibile non solo giocare ma, nelle fasi più acute, anche camminare normalmente". Martina racconta come abbia tentato di evitare l’intervento in tutti i modi: "Ho provato ogni tipo di trattamento e terapia pur di evitare l’intervento, che sapevo mi avrebbe costretta a fermarmi per molti mesi". Ma alla fine ha compreso che "era l’unica soluzione definitiva e non palliativa al mio problema". Ora, dice con sollievo, "posso davvero dire di essermi tolta un peso dal cuore".
Parlando dei mesi più bui, Trevisan non nasconde la fragilità: "I pensieri brutti, così come la sofferenza, fanno parte della vita di ogni essere umano". Ma ne ha tratto una lezione preziosa: "Il punto è imparare a trasformare ogni ostacolo, ogni dolore, in una nuova occasione di crescita e consapevolezza". E se le si chiede di voltare pagina, risponde con un sorriso: "Il tennis è così parte di me che questo allontanamento si è concluso in un ritorno. Coi grandi amori funziona così, no?".
L’affetto dei tifosi è stato fondamentale: "Ho lavorato ogni giorno pensando all’emozione che provo quando scendo in campo… e poi, ovviamente, i miei tifosi, che sono sempre stati dalla mia parte e mi hanno sostenuta durante il recupero”. Seguendo anche il tennis maschile, Martina ha tifato con il cuore: "Ho tifato per Jannik Sinner con tutto il fiato che avevo in gola", racconta parlando della finale di Wimbledon. E aggiunge con ammirazione: "Vedere Jannik giocare, riconoscendo come faccia apparire semplici anche i gesti più complessi, è una gioia per gli occhi e per il cuore”. Per Martina, come per ogni atleta, la forza mentale è decisiva: "Lo sport, qualsiasi sport, ad alti livelli è all’80% una questione mentale. È un ragazzo straordinario e non si può proprio non tifare per lui, per quel tennis così pulito e affilato che mette in campo ogni volta. Chi lo accusa di avere uno stile di gioco poco emozionante probabilmente non ha mai preso in mano una racchetta. E non lo sto dicendo solo da tifosa, ma anche da professionista che sa come certi lungolinea di rovescio siano uno schiaffo alle leggi della fisica".