Qualche giorno fa Luca Percassi annunciava pubblicamente che «Lookman voleva andare via» e che «l’Atalanta lo avrebbe venduto alle sue condizioni». Ieri si è rimangiato tutto. La Dea, via email, ha rifiutato ufficialmente l’offerta da 42 milioni più 3 di bonus dell’Inter- proposta più che corretta considerando che il giocatore va per i 28 anni e ha un ingaggio da 1,8 milioni netti, non allineato al valore assegnato al cartellino - ringraziando per l’interesse mostrato nel suo giocatore. Fine. Non ha chiesto una cifra precisa. Non ha fatto un prezzo. E se chi detiene un bene non ne fa un prezzo significa che quel bene non è in vendita.
Dato che non c’è apertura alla negoziazione, nemmeno volendo l’Inter può organizzare un rilancio. Non si può parlare di trattativa fallita perché una trattativa non c’è mai stata. L’Inter ha inviato proposte scritte e timbrate anche per ricevere l’invito a sedersi al tavolo.
Niente da fare. Hanno sempre e solo lavorato gli agenti ai fianchi del club bergamasco, ricordando la promessa fatta loro e al giocatore un anno fa. Ci sta che l’Atalanta dica che non c’era una promessa sulla cifra di vendita del cartellino (40 milioni secondo gli agenti), ci sta meno che a un giocatore venga negata la cessione per la seconda estate consecutiva. Non perché un club debba soddisfare i capricci di tutti i calciatori ma perché Lookman, a due anni dalla scadenza del contratto, nello specifico ha portato un’offerta quantomeno degna di essere valutata e trasformata in una trattativa. Ci rimette di più l’Atalanta a trattenere Lookman che l’Inter a non riuscire a comprarlo perché trattenere un giocatore non uno ma due anni significa indurlo ad abbassare il rendimento, e questo porta il cartellino a svalutarsi.
SEGNALI
I segnali a sostegno di questa tesi sono già evidenti. Nel giro di mezz’ora dalla mail inviata dall’Atalanta all’Inter, Lookman (che non è partito per l’amichevole a Lipsia) ha chirurgicamente cancellato dal suo Instagram tutti i contenuti in cui vestiva la maglia dell’Atalanta, compresa la foto profilo, e tolto il “segui” al club orobico. Leggendo la sua “bio” e scorrendo i suoi post, Lookman è solo e soltanto un giocatore della nazionale nigeriana. È ovvio che sia furioso perché, a differenza ad esempio di Koopmeiners che disertava Zingonia, in queste settimane si è comportato in modo professionale e il suo entourage ha sempre tenuto toni molto diplomatici. È il primo segnale dell’unica possibile svolta della vicenda: la rottura tra giocatore e club.
L’atteggiamento dell’Atalanta è figlio di una strategia aziendale dato che è lo stesso assunto un anno fa con la Juventus e Koopmeiners. Fare la dura, in parole povere, per non farsi trattare da piccola dalle grandi. La sensazione è che sia una percezione distorta della Dea, tant’è che sia la Juve lo scorso anno sia i dirigenti dell’Inter nelle scorse settimane avevano definito l’Atalanta un club amico. Il rischio per la Dea è farsi terra bruciata attorno e non riuscire più ad attirare acquirenti per i giocatori, ovvero ciò che le ha permesso di diventare una big. Non solo: si rischia anche che i calciatori non firmino più volentieri i rinnovi di contratto, forzando l’arrivo a scadenza per andare altrove.
In ogni caso la vicenda Lookman-Inter non è conclusa. Il club nerazzurro si ritroverà oggi per decidere se dare il benservito all’Atalanta e cambiare strategia (sistemare gli altri reparti e pensare alla quinta punta a fine mercato) o se aspettare che Lookman faccia valere le sue ragioni.