Una settimana per rimettersi in piedi, smaltire il malessere che lo ha costretto al ritiro in finale a Cincinnati e ripresentarsi a Flushing Meadows pronto a difendere il titolo agli US Open. Jannik Sinner ha incassato il primo stop in una finale della sua carriera, dopo soli cinque game giocati senza energie contro Carlos Alcaraz, e ora si concentra esclusivamente sul recupero. Anche i fuoriclasse conoscono i momenti di fragilità, e quello vissuto dal numero uno al mondo lo ha ricordato a tutti.
Le cause? Tante le ipotesi: un virus intestinale, la torta di compleanno, un brindisi di troppo o semplicemente il clima torrido del “torneo più caldo”, come lo stesso Sinner ha sottolineato durante la premiazione. A chiarirlo è Vincenzo Santopadre, ex giocatore e oggi coach: “Le temperature americane hanno certamente inciso — ha detto — Negli Usa si passa dal freddo polare creato dai condizionatori al caldo e all’umidità feroce in campo, ma la colpa è anche dei calendari e degli impegni fittissimi che finiscono per stressare fisicamente e mentalmente i campioni”.
Non solo il fisico, anche la mente pesa. Qualcuno ha ricordato l’episodio degli Australian Open contro Rune, quando Sinner aveva mostrato tremori e nervosismo. Santopadre lo spiega così: “Aspetto fisico e mentale sono due vasi comunicanti — ha aggiunto — a Cincinnati sembrava un problema fisico, ma quando un campione non si sente bene il malessere viene avvertito in modo amplificato”.
Ora lo sguardo è a New York. Sinner ha rinunciato al doppio misto con Siniakova: “Ha fatto benissimo a fermarsi, quando il telefono ha l’1 per cento di batteria lo spegni e lo metti in carica”, osserva ancora Santopadre. Fiducia comunque sul ritorno in campo: “Mi auguro come tutti che sia stata una crisi passeggera — ha concluso — non è stato l’unico ad accusare problemi, anche Zverev è stato male”.