In estrema sintesi: la Cina avrebbe “rubato” i dati cerebrali di Jannik Sinner per addestrare l’esercito. Vicenda innegabilmente suggestiva, roba da Philip K. Dick, dunque vicenda su cui è lecito coltivare dubbi. A favore dell’ipotesi ai confini della realtà depongono alcuni fattori, chiamiamoli pure indizi. A sfavore, invece, il fatto che dovremmo accordare totale fiducia alla fonte, ossia Pablo Torre, giornalista investigativo americano, il quale sostiene di aver scoperto il traffico-dati grazie a un’inchiesta condotta con Hunterbook Media, durata sei mesi e raccontata nel suo video-blog, “Pablo Torre Finds out”. Non solo Sinner: le onde cerebrali sarebbero state trafugate anche a Charles Leclerc, alla tennista Iga Swiatek e a Mikaela Shiffrin, sciatrice tra le più grandi di ogni epoca.
I fatti. Tutti gli atleti citati, da tempo, usano FocusCalm. Trattasi banalmente di una bandana il cui fine, appunto, è la raccolta dei dati (onde) cerebrali. La si usa con l’obiettivo di affinare la concentrazione e massimizzare il riposo mentale: mental-training. La bandana elettronica è prodotta dalla BrainCo: fu startup ad Harvard e venne finanziata per un decennio da enti governativi cinesi. Oggi si è trasferita a Pechino dove collabora con l’avanguardia della robotica militare, in soldoni concorre allo sviluppo dei soldati del futuro, dei robot da combattimento e di applicazioni aeronautiche. Torre afferma che parte dei dati raccolti da FocusCalm siano stati hackerati e messi a disposizione del governo cinese. Uno strano groviglio tra sport, spionaggio e geopolitica. Per inciso, nel corso della puntata, Torre interpella Riccardo Ceccarelli, titolare di “Formula Medicine” ma, soprattutto, stretto collaboratore di Sinner. Ricciarelli conferma che Jannik usa la bandana ma, soprattutto, in una certa misura conferma la teoria del giornalista, ammettendo di non escludere il possibile utilizzo cinese dei dati sottratti.
L’inchiesta ha avuto vasta eco negli States, questo perché Pablo Torre, in tempi recenti, ha firmato due scoop che hanno scosso le leghe di football e basket, Nfl e Nba. Il primo riguarda Bill Belichick, ex allenatore dei New England Patriots, e la relazione assai poco limpida con Jordan Hudson, la giovane e potente compagna. Un intreccio tra potere, controllo mediatico, paranoie familiari e questioni professionali. Un grosso scandalo. Il secondo scoop è su Kawhi Leonard, star Nba, e il contratto da 28 milioni di dollari pieno zeppo di conflitti di interesse, violazioni del regolamento della lega e irregolarità fiscali che firmò con Aspiration, azienda nel campo della sostenibilità.
Insomma, Pablo Torre, ex volto di Espn, non è l'ultimo arrivato. Ma la suggestiva inchiesta sulle onde cerebrali non offre prove inoppugnabili. Bisogna però ammettere che ci sono diversi tasselli su cui imbastire una solida speculazione. La domanda, di difficile risposta, riguarda gli ipotetici obiettivi del Dragone: a cosa servirebbero i dati? Di sicuro, il controllo mentale è stato ed è al centro di molteplici interessi militari. In principio fu il MK-ULTRA, il programma clandestino della Cia approvato nei primi anni ’50, interrotto ufficialmente soltanto nel 1973 ma da sempre e per sempre pietra angolare di ogni complottismo. Da anni, sempre negli Usa, la Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) punta tutto sulla ricerca relativa al controllo neurologico dei sistemi militari d'attacco: neuroscienza per plasmare soldati del futuro. Era il 2016 quando si parlò di “Sindrome dell’Avana”, disturbi neurologici che colpirono funzionari della Cia e personale dell'ambasciata Usa di stanza nella capitale cubana: ad oggi l'unica certezza su un caso da fantascienza (che tale non era) è che le vittime furono colpite da armi neurologiche. Le risonanze magnetiche parlavano chiaro: nessun segno di impatto fisico sul cranio, ma evidenti danni cerebrali.
Torniamo alla domanda: la Cina come potrebbe impiegare i dati - forse - trafugati? La risposta è laica, approssimativa. Ma poniamo di poter fondere la resistenza allo stress di Sinner, la concentrazione della Swiatek, la velocità di risposta agli impulsi di Leclerc e la coordinazione della Shiffrin. Poniamo di poter applicare il mix neurologico e la metodica perfezione dell’intelligenza artificiale a un robot da combattimento (o a un futuribile dispositivo in grado di plasmare il cervello). Ecco, poniamo tutte queste cose e una risposta la otteniamo. Resta da comprendere quale sia, oggi, il limite tra scienza e fantascienza: non lo sappiamo, ma sappiamo che quel limite si muove rapidamente.