Gigi Buffon studia l’Italia dalla terrazza di Coverciano mentre in campo Gennaro Gattuso impartisce ordini severi alla squadra, urlando come un forsennato. Un giorno di vacanza in più a inizio settimana, come nessun altro c.t., ma allenamenti ad alta intensità, così è riportato nel pezzo del Corriere della Sera.
Rino, con semplicità, in poco più di cento giorni si è preso l’Italia: lo stile, le regole, l’impegno, il feeling con i suoi collaboratori più stretti e con il gruppo. Sdrammatizzare, ma non sottovalutare. Abbassare la pressione e alzare il livello. Mica è facile, in questa rincorsa disperata e un po’ folle in cui l’imperativo è vincere sempre senza avere la certezza di andare al Mondiale. Perché la Norvegia, quando Rino si è insediato, era già in fuga, quasi irraggiungibile. Gli azzurri possono solo sperare in uno scivolone impronosticabile di Haaland e dei suoi fratelli, sabato a Oslo contro Israele. Altrimenti il primo posto è segnato visto che per acciuffarlo bisognerebbe colmare un gap di 16 reti.
Gattuso non si arrende, non è nel suo stile. Come dice con sano realismo Buffon “al novanta per cento siamo agli spareggi, ma dobbiamo farci trovare pronti se capiterà quel dieci per cento". E allora, anche se in questi giorni tiene banco la partita contro Israele, con il suo carico emotivo, il c.t. batte il tasto sull’Estonia, sconfitta 5-0 a Bergamo “ma da non sottovalutare a Tallinn”. Cura dei dettagli, anche il peso dei nostri rivali scritto sulle lavagnette e allenamenti blindati. Gattuso è instancabile, anche durante le pause.
Chilometri su chilometri su e giù per i ritiri e per seguire dal vivo le partite, l’attenzione verso i giovani e il recupero di quelli più stagionati, Mancini e Cristante ripudiati da Spalletti dopo l’Europeo e Spinazzola. Gattuso è il leader della Nazionale, padrone di Coverciano che frequenta sin da bambino. “Il passato azzurro lo aiuta!, racconta Buffon. Rino sorride: “I ragazzi mi devono scusare perché li stresso anche al telefono". Pronto a scherzare e a confortare, ma anche a battere i pugni sul tavolo: chi sgarra è perduto perché il terzo mondiale di fila non possiamo mancarlo. “Sento tanta responsabilità e l’orgoglio di essere c.t. Sarà dura ma ci proviamo”. Navigando controvento, magari senza rischiare l’infarto come a Debrecen.