Jannik Sinner non giocherà le Finals di Coppa Davis di Bologna. Lo ha annunciato lui stesso a Vienna, poco prima dell'inizio dell'ATP 500: «Ho deciso di preparare al meglio la off season». Una frase breve, pronunciata con il consueto aplomb, ma che suona come una doccia fredda per i tifosi italiani. Non sono tante le occasioni per vederlo in campo in Italia, e quella di Bologna sarebbe stata la più attesa. Un'arena pronta a vestirsi d'azzurro, con migliaia di persone accorse solo per lui, per sostenere un'Italia campione in carica e costruita intorno al suo talento. Un'occasione per chiudere la stagione davanti al proprio pubblico, tra applausi, bandiere tricolori e un entusiasmo che nessun altro giocatore oggi riesce a generare.
Non sarà purtroppo così. Sinner ha deciso di fermarsi, di tirare il fiato, di pensare già al futuro. Una scelta che va rispettata - perché Jannik ha dato tantissimo alla maglia azzurra, e senza di lui la Davis non sarebbe tornata in Italia dopo 47 anni - ma che inevitabilmente lascia un velo di delusione. Anche perché l'impegno, almeno sulla carta, non sembrava proibitivo: Austria, poi Francia o Belgio in semifnale,avveersari alla portata, e la prospettiva di una finale da sogno contro la Spagna di Alcaraz. Un'ultima grande sfida tra due coetanei che stanno scrivendo, colpo dopo colpo, la storia del tennis moderno. La stagione australiana inizia a gennaio, un tempo più che sufficiente per recuperare energie e ricaricare la mente. Eppure, la sensazione è che questa rinuncia provoca un grande dispiacere, soprattutto tra il pubblico che lo avrebbe voluto vedere difendere ancora una voltai colori azzurri. In un tennis sempre più globale, dove tutto si gioca lontano, Bologna sarebbe stata una festa nazionale, con grandi e bambini, famiglie intere e un modo per dire grazie al campione, magari rivincendo insieme.
Sinner non deve dimostrare nulla, e la sua professionalità non è in discussione. Probabilmente la decisione nasce dal desiderio di gestire meglio le energie in vista di un 2026 che lo vedrà subito in campo a difendere il titolo di Melbourne e dalla consapevolezza di non sapere ad oggi con quanta benzina in corpo terminerà le Finals di Torino, ma resta il rammarico di un'occasione persa: quella di regalare al pubblico italiano una gioia collettiva per quella sportiva nazionale che rappresenta l'Italia forse più di qualunque altro sport, ad oggi. Perché, al di là dei trofei, la Davis rappresenta un legame emotivo, un patto tra un giocatore e il suo Paese. Peccato quel legame l'ha costruito, lo ha reso vincente, lo ha fatto rinascere, ma quest'anno Bologna dovrà accontentarsi del ricordo di Malaga, e dell'eco di un “Forza Jannik” che rimbalzerà dalle tribune delle Finals ATP di Torino fino a Bologna.