La rinuncia di Jannik Sinner alla fase finale della Coppa Davis ha scatenato reazioni contrastanti tra tifosi e addetti ai lavori. Ma per Paolo Bertolucci, ex tennista azzurro e oggi voce di Sky Sport, non c’è nulla di sorprendente. "Era già tutto scritto", spiega. "Mi sarei strameravigliato se avesse giocato. Il tennis è gli Slam, punto. Il resto è contorno”.
Per Bertolucci, la logica è semplice: "Sinner non è un calciatore. Non ha un contratto garantito, non è legato a una società. Se si fa male, perde soldi. È un libero professionista e deve pensare prima di tutto alla sua carriera”. Una visione lucida e pragmatica, che riflette il mondo del tennis moderno: "Oggi la Davis non ha più il valore di una volta — dice — Quando giocavo io era l’unico modo per rappresentare l’Italia. Adesso Federer non la gioca, Nadal la salta, Djokovic a volte sì e a volte no, e Alcaraz pure. È cambiato tutto”.
Le critiche, però, non si sono fatte attendere. Bertolucci le liquida senza mezzi termini: "Ogni volta la stessa storia: 'vive a Montecarlo', 'parla tedesco', 'non è abbastanza italiano'. Ma ragazzi, smettiamola. Queste sono stupidaggini. Sinner non legge i giornali e non guarda i social, quindi possono dire quello che vogliono: non lo scalfiranno”. L’ex campione difende anche la tempistica della decisione: "Ha fatto bene a comunicarlo subito, così il capitano può preparare la squadra. Gli altri dovranno assumersi le proprie responsabilità. Non puoi dipendere sempre da uno che ti fa partire 1-0”.
E a chi gli rimprovera di aver scelto le esibizioni al posto della maglia azzurra, Bertolucci risponde secco: "Ma non sono fatti suoi? Se gioca a Riad per guadagnare e divertirsi, dov’è il problema? Voglio vedere chi rinuncerebbe a milioni di euro per una partita della Davis. Non raccontiamoci delle favole”. In conclusione, nessun dramma, anzi una scelta coerente: "Sinner ha già dato tanto. Ha fatto vincere la Davis due volte, basta — conclude l’ex tennista — Prima o poi il cordone si taglia. E poi, ragazzi, questo è il tennis professionistico: si gioca per gli Slam, non per la retorica del patriottismo”.