È ufficiale: Igor Tudor è stato esonerato dalla Juventus. La notizia, anticipata da Sky Sport, è arrivata lunedì mattina dopo ore di riflessioni a Torino. Il tecnico croato paga un rendimento disastroso, fatto di otto gare senza vittorie e tre sconfitte consecutive, l’ultima all’Olimpico contro la sua ex Lazio. La società ha deciso di voltare pagina, chiudendo un’esperienza breve e tormentata, nella speranza di dare una scossa a una squadra in evidente difficoltà tecnica e mentale. Fatale anche il rapporto non eccellente tra l’allenatore e il d.s. Damien Comolli.
Mercoledì contro l’Udinese in panchina non ci sarà Tudor ma Massimo Brambilla, allenatore della Juventus Next Gen. Una soluzione interna in attesa di una decisione definitiva sul nuovo allenatore: si valutano Raffaele Palladino, Roberto Mancini e Luciano Spalletti. Intanto, mentre la società pianifica il futuro, il presente parla di crisi profonda. Lo ha spiegato bene Alessandro Del Piero, intervenuto a Sky Sport con parole chiare e pesanti: “Tudor lo conosco molto bene come calciatore e come ragazzo, ci ho parlato anche a Madrid — le parole dell’ex capitano — Non è un discorso di confusione, ma oggi la Juventus non ha un problema di allenatore, è qualcosa di più complesso. Riguarda come è strutturata la squadra, come si è amalgamata, come stanno rendendo i giocatori e quei risultati che ti affossano. Si tratta di una complessità di cose”.
Del Piero ha poi puntato il dito sulla gestione e sull’identità smarrita: “Stasera (domenica sera, ndr) la squadra era viva, il pareggio sarebbe stato giusto — aggiunge — Ma il problema non è stata la Lazio o il Real Madrid, è stata la partita contro il Como. Non penso che con un altro allenatore questa squadra possa vincere il campionato. Non ha ancora undici titolari, non solo per decisione di Tudor, ma perché, al di là di due o tre elementi come Yildiz e Thuram, gli altri fanno fatica”.
Del Piero ha insistito sul concetto di progetto e mentalità, mettendo la società davanti alle proprie responsabilità: “Non è possibile incolpare solo l’allenatore — dice ancora — In Europa le grandi hanno otto, nove giocatori certi del posto. La Juve oggi non ce li ha. È in grandissima difficoltà e a questa domanda deve rispondere la società. La Juve di oggi non è quella che ha vinto tutto: serve tempo e una mentalità del genere”. Parole che risuonano come un campanello d’allarme in un ambiente sempre più teso. L’esonero di Tudor non è che il primo passo di una ricostruzione che appare lunga e complessa.