"Grazie di tutto mister, ma questo è un messaggio per i giocatori. Se esonerano il tuo allenatore vuol dire che non hai fatto bene in campo". L'ex bianconero Patrice Evra spara a zero sui giocatori della Juventus per l'esonero dell'allenatore Igor Tudor.
Il difensore bianconero, che ora gode del diploma da allenatore, non si è mai fatto problemi a puntare il dito. E questa volta lo fa davanti a tutta la sua platea social con un video di Instagram. La Juve per Evra è un amore senza fine, e l'enfasi nelle sue parole ne sono la prova. Lui non ci sta con i motivi dell'esonero, e ricorda quando lui non si mise di impegno allo United: "A me è successo solo una volta, al Manchester United andò via Moyes e mi sentì una m****".
E l'augurio ai giocatori della Vecchia Signora non è da meno: "Spero che questi giocatori avranno questa sensazione, perché ci sono giocatori che sono ancora lì e sono stati cambiati due o tre allenatori". Ma per l'ex classe 1981, ormai 44enne, è la nuova generazione il problema.
Igor Tudor, "nessuna informazione": la rottura con la Juve già a settembre
Secondo Il Giornale, Igor Tudor non è mai stato davvero parte del progetto Juventus. La sua avventura in biancone..."La gente deve capire che questa è una nuova generazione: è la generazione che chiamo TikTok, quella che sta sui social media. Anche io sono sui social, però, se stai nella Juve ti devi assumere le tue responsabilità. Ma il problema è che questi discorsi non hanno più presa su questa generazione, perché è una generazione soft, molle. Quindi tutti gli ex giocatori, commentatori che sono lì e dicono devono fare così, vi dico una cosa: perdete il tempo".
A spingere l'ex difensore su queste posizioni è una storia calcistica ben diversa da quella attuale, dove l'attaccamento alla maglia valeva più dei milioni: "Noi eravamo giocatori di football per la passione, per la maglia, per la storia, per dare da mangiare alle nostre famiglie. Adesso questa generazione gioca. Sono atleti, non sono neanche calciatori, sono atleti. Sono brand, sono rapper, fashion, sono nella politica. Quindi c'è troppa distrazione. Per questo io non sono duro con loro, perché noi non avevamo questa distrazione".
E infine, da persona con una ampia visione calcistica, non può mancare una critica anche alla dirigenza, e del cambiamento subito nel corso degli anni. "Ai tempi di Andrea Agnelli, ricordo la prima volta che ho fatto la mia partita a Villa Perosa, era un campo di m****, però ero felice che dopo andiamo lì nel castello dove viveva la famiglia Agnelli, c'era la storia, il presidente era sempre con noi, con Pavel, con Marotta, con Paratici. Oggi non è più così".




