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Jannik Sinner, "9 su 11": rosiconi senza più argomenti

di Carlo Galati domenica 2 novembre 2025

3' di lettura

Nel rugby, quando una squadra non ha più uomini idonei per la mischia, l’arbitro dichiara il no contest: si gioca, ma senza contesa vera, solo per preservare l’integrità dei giocatori. Alla Defense Arena è andata più o meno così. Jannik Sinner ha vinto, conquistando la terza finale 1000 della stagione, su un Alexander Zverev, reduce dalla battaglia nei quarti con Medvedev, che si è presentato in campo svuotato, con il corpo in riserva e la mente appannata. L’azzurro, invece, è arrivato, dal canto suo, con il braccio carico. Il risultato- 6-0 6-1 in un’ora e due minuti- è stato la naturale conseguenza di un match senza equilibrio, dominato tecnicamente e mentalmente. Zverev ha provato a restare aggrappato al match, ma la differenza fisica e mentale è apparsa subito incolmabile.

Ogni scambio lungo pendeva dalla parte dell’altoatesino, che ha giocato con ritmo costante, pulizia nei colpi e quella serenità glaciale che ormai è il suo marchio. Il pubblico parigino, forse, si aspettava una battaglia; ha assistito invece a una dimostrazione di forza, una lezione di efficienza e controllo. «Affrontare Sasha è sempre una grande occasione, ma non era a posto, era molto lontano dal suo 100%. Negli ultimi mesi ha giocato una parte di stagione incredibile, ieri ha salvato due match point e spero che si rimetta per Torino», ha detto Sinner a fine incontro. Parole sincere, da campione che sa vincere riconoscendo le situazioni, concedendo il giusto rispetto per un rivale battuto due volte in finale quest’anno, a Melbourne e qualche settimana fa a Vienna.

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E mentre la stima per l’avversario resta, la sua corsa verso la vetta continua. Perché oggi, in finale con Felix Auger-Aliassime, c’è in palio più di un trofeo: c’è la possibilità di tornare numero 1 del mondo. Un traguardo che lui stesso, appena qualche giorno fa, aveva definito “impossibile”. Le cifre raccontano di un torneo perfetto: 5 ore e 3 minuti complessivi in quattro match - 1h27 con Bergs, 1h25 con Cerundolo, 1h09 con Shelton, 1h02 con Zverev- con appena 19 game concessi in totale. Più il livello degli avversarisi alzava, meno tempo serviva a Jannik per vincere. In controtendenza con ogni logica sportiva, ma perfettamente coerente con la consapevolezza dei propri mezzi, la conoscenza delle condizioni di gioco e la forma raggiunta durante la settimana.

«Sono molto felice di essere arrivato in finale, anche se non è come avrei voluto vincere la partita. Felix sta giocando un tennis incredibile, sta migliorando tanto i suoi schemi, sono contento di giocare con lui, è uno dei più gentili del circuito. Cercheremo entrambi di spingerci oltre i limiti, sarà un match difficile. Poi sodi avere due giorni per recuperare in vista di Torino». La sua maratona stagionale sta per arrivare agli ultimi chilometri. Dall’Australia a Pechino, passando per Londra e Vienna, Sinner ha corso senza mai rallentare, con la barra dritta della costanza.

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Con quella di oggi fanno 9 finali su 11 tornei disputati; Halle e Shanghai le uniche fermate prima del capolinea. Sinner vuole la prima vittoria in un 1000 dell’anno, obiettivo che passa anche dalle mani di Aliassime, avversario in grande forma e già affrontato quattro volte in carriera. I precedenti dicono 2-2, ma Sinner ha vinto gli ultimi due, entrambi nel 2024: la semifinale di Cincinnati e, più recentemente, quella di New York. La finale di Parigi si gioca oggi alle ore 15 e in palio, oltre al titolo, ci sarà anche la vetta del tennis mondiale.

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