Jannik Sinner scende in campo al fianco di Carlos Alcaraz per una revisione totale della formula della Coppa Davis. Giovedì lo spagnolo aveva detto che avrebbe gradito una competizione in due anni. E oggi Sinner si associa e dà i particolari dell'idea che ha maturato confrontandosi certamente con gli altri campioni.
"Con questo calendario della Coppa Davis penso che sia difficile avere ogni anno, da ogni paese, i migliori giocatori del mondo", spiega Jannik Sinner in conferenza stampa dopo la vittoria su Ben Shelton (l'ottava consecutiva senza perdere un set dalle Atp Finals al 2024) rispondendo alla domanda di un giornalista inglese sulla Coppa Davis a cui lui, come Lorenzo Musetti, ha deciso di non prendere parte quest'anno.
"Quello che mi piacerebbe vedere in futuro è la Coppa Davis in due anni - prosegue rilanciando l'idea di Alcaraz - così si potrebbero anche organizzare le semifinali all'inizio dell'anno e la finale alla fine dell'anno, da qualche parte, perché è anche bello poter scegliere. Magari facendo il lancio della moneta (o quello che è) e poi giocare in questo stadio e vendere i biglietti". La critica di Sinner è sulla formula in toto. Ma anche sulla scelta di decidere che la cosiddetta Final Eight si disputi in un solo per tre edizioni (è stato per Malaga e adesso è per Bologna) "perché in questo modo, se si gioca a Bologna e c'è, per esempio, Australia contro Stati Uniti", è ovvio che non ci saranno spettatori provenienti da quei Paesi. Per questo, aggiunge, "perché non renderla una vera competizione"?
Sinner si rammarica di non aver "mai giocato la Coppa Davis, la vera Coppa Davis, In trasferta. Giocando in Argentina o in Brasile o dove c'è tutto lo stadio, non contro di te, ma per l'altra squadra". "Io penso - aggiunge - che questa sia la vera Coppa Davis. Noi italiani siamo fortunati perché possiamo giocare qui. Inoltre, Malaga non è lontana e abbiamo tantissime persone che ci sostengono e che amano il tennis, quindi la gente si sposta sempre. Ma allo stesso tempo - ribadisce - può succedere che l'Australia giochi contro gli Stati Uniti il prossimo anno, magari a Bologna, e non si abbia quella sensazione tipica della Coppa Davis. Quindi, questa è l'unica cosa", conclude, ammettendo che "ovviamente, ci sono molte dinamiche dietro che io, personalmente, forse non conosco". La soluzione di Sinner-Alcaraz, quindi, è la seguente: "Io giocherei la Coppa Davis in due anni perché in due anni e quindi si possono organizzare grandi partite con grandi sedi e renderla ancora piu' grande".