Christian Pulisic è diventato molto più di un titolare per il Milan: è un punto fermo, un leader tecnico, un riferimento dentro e fuori dal campo. E quando un giocatore assume un peso simile, la priorità diventa blindarlo. Lo sanno bene in via Aldo Rossi, dove nelle ultime settimane si è aperto un confronto fitto per definire il futuro del numero 11 rossonero, autore della doppietta decisiva che lunedì ha ribaltato il Torino. L’attuale accordo con lo statunitense scade nel 2027, con un’opzione per prolungare di un altro anno, fino al 2028, ma il club non vuole ripetere gli errori recenti. Il caso Mike Maignan, con una trattativa impostata e poi sfumata, ha lasciato il segno: questa volta, nessun rischio.
La strategia rossonera è chiara: anticipare i tempi e mettere Pulisic al centro del progetto a lungo termine. L’idea del Milan è quella di allungare l’intesa almeno fino al 2030, offrendo stabilità tecnica e programmatica. Dal canto suo, l’esterno statunitense chiede un adeguamento economico proporzionato al rendimento: dagli attuali 4 milioni a 5 milioni a stagione. Una richiesta che non spaventa il club e che viene considerata, nei corridoi di Casa Milan, del tutto sostenibile.
L’intesa non è ancora stata formalizzata, ma la distanza tra le parti è minima. Le sensazioni, dentro l’ambiente rossonero, lasciano pensare che con l’inizio del 2026 si possa chiudere la partita senza strappi. Anche perché Pulisic non ha mai nascosto di essere felice della sua vita rossonera, trovando equilibrio e serenità nella sua abitazione di Busto Arsizio, lontana dal frastuono della metropoli. Una volta archiviato il rinnovo del suo uomo-simbolo, il Milan potrà dedicarsi al vero nodo rimasto sul tavolo: il centravanti che dovrà raccogliere l’eredità di Giroud. Ma quella è un’altra storia, e soprattutto un problema molto più intricato.