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Ferrari, Giancarlo Fisichella vuota il sacco: "La foto che spiega tutto"

di Lorenzo Pastuglia mercoledì 10 dicembre 2025

3' di lettura

L’Italia del motorsport sta vivendo il suo momento migliore degli ultimi vent’anni. Non soltanto grazie al richiamo eterno della Ferrari (nonostante la stagione disastrosa), ma per una generazione di piloti che ha ricominciato a imporsi a ogni livello: Andrea Kimi Antonelli protagonista in Formula 1, Leonardo Fornaroli campione in Formula 3 e poi in Formula 2, Gabriele Minì presenza costante nelle serie junior, Matteo De Palo pronto al salto in F3. È un movimento finalmente plurale, solido, capace di costruire talento invece di inseguire eccezioni isolate. Per capire che cosa sta succedendo Fanpage ha parlato con Giancarlo Fisichella, ultimo italiano prima di Antonelli a frequentare con continuità il podio in Formula 1.

Fisichella, oggi impegnato nell’endurance e nel management, osserva questa rinascita da una prospettiva privilegiata. La sua ProRacing – fondata con Marco Cioci – segue i piloti dal kart alle formule e vede crescere da vicino questa nuova generazione. Ne ha accompagnati diversi, incluso Matteo De Palo, e conosce bene cosa serve per emergere in un mondo che "è sempre difficile, perché è uno sport complicato per tanti motivi che ben sappiamo".

Su Antonelli non ha dubbi: "È un pilota con un talento incredibile… andando a raccogliere tanti punti importanti per la Mercedes nel Mondiale Costruttori". Ma apprezza soprattutto la capacità di reagire: "Ha avuto anche dei momenti un po’ difficili, però si è sempre saputo rialzare". E non azzarda paragoni: “Sono generazioni diverse, sono macchine diverse".

Il lavoro con i giovani è molto più strutturato di un tempo: "Oggi ci sono le Academy delle scuderie… Ai miei tempi questo non esisteva". Con ProRacing l’obiettivo è formare piloti completi, dal linguaggio tecnico alla gestione dei social: "Conta tantissimo saper comunicare. Non siamo più all’era del kart”. Su De Palo, uno dei talenti che segue fin dai kart, è chiarissimo: “Ha stupito tutti, siamo molto orgogliosi".

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Poi c’è la memoria, che con Fisichella significa soprattutto Ferrari. Il richiamo emotivo di Maranello è rimasto intatto: “Una foto della mia prima visita a Maranello, durante il seat fitting: guardavo la macchina con gli occhi estasiati. Quella foto spiega tutto”. In quel momento non era più il veterano della F1, ma il bambino che a otto anni sognava di indossare il rosso. L’atmosfera di Maranello — l’odore della vernice fresca, i meccanici che passano senza fare rumore, la sensazione di toccare un oggetto sacro — ha un peso che le sue parole restituiscono senza bisogno di aggiunte. 

Lo stesso vale per Monza 2009: “In quella gara ho capito cosa significa essere un pilota Ferrari… Era un periodo pazzesco”. Ricorda i corridoi strapieni, i tifosi che lo chiamavano per nome, la pressione che diventava energia pura. E poi gli aneddoti più ‘da paddock’, quelli che oggi sarebbero virali: le partite a scopone con Alonso e Briatore. “Di solito io e Alonso… perché 'baravamo” un po’”, racconta ridendo, e sembra di vederli davvero: il tavolino pieghevole, le carte un po’ consumate, la risata complice di chi sa di essere dentro a una storia che nessuno sta filmando. Oggi il suo futuro resta legato alla pista: "Voglio continuare a correre e seguire i ragazzi della ProRacing". Un cerchio che si chiude e si riapre, mentre l’Italia torna finalmente protagonista.

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