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Alcaraz demolito, "Sinner non l'avrebbe mai fatto"

domenica 21 dicembre 2025

2' di lettura

La scelta di Carlos Alcaraz di silurare Juan Carlos Ferrero, ex gloria del tennis spagnolo che da allenatore lo ha condotto al numero uno della classifica mondiale, fa ancora discutere. E anche in questo caso, il confronto con il suo eterno rivale Jannik Sinner è praticamente obbligato. 

Ferrero ha fatto sapere che avrebbe continuato volentieri la sua collaborazione con il fenomeno di Murcia, che ha chiuso la collaborazione in maniera unilaterale. Si parla di divergenze sul nuovo contratto di Ferrero, banali motivazioni economiche, oppure necessità di nuovi stimoli dopo una stagione logorante, che ha portato al sorpasso su Sinner in vetta al ranking Atp ma conclusa con il fiato corto e l'altoatesino di nuovo pronto a riprendersi lo scettro, con gli Australian Open (di cui l'azzurro ha vinto le ultime due edizioni) già alle porte.

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Secondo il giornalista Benoit Maylin, Alcaraz si sarebbe però soprattutto fatto condizionare da altre persone. E questa, suggerisce, è la maggiore differenza con Sinner che quando salutò il suo mentore Riccardo Piatti per chiamare Simone Vagnozzi (raggiunto poi da Darren Cahill) fece invece tutto di testa sua".

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"Li credevamo inseparabili, uniti per sempre - spiega Maylin a proposito di Alcaraz e Ferrero -. Ma il denaro ha deciso diversamente perché è una questione di contratti, di soldi molto grossi. Nel 2025, Alcaraz ha guadagnato quasi 19 milioni di dollari nei tornei e i suoi contratti di sponsorizzazione sono stimati tra i 32 e i 35 milioni di dollari. Di conseguenza, la negoziazione è stata dura. E sembra che ci sia stato un profondo disaccordo tra le aspettative di Ferrero per il 2026 e l'agente di Carlos e papà Alcaraz. Il risultato è stato: adios Juan Carlos, e Carlos, lui, lì nel mucchio, vittima collaterale di queste discussioni contabili". 

Alcaraz, suggerisce il giornalista, "è stato messo di fronte al fatto compiuto. Ed è proprio questo il problema. Come riuscirà a digerire l'assenza di colui che lo ha guidato e plasmato fin dalla sua adolescenza? Questo avrà un impatto sul suo gioco, sulla sua carriera? A titolo di confronto, anche Sinner si è separato dal suo primo allenatore dopo 7 anni, ma è stata una sua decisione, non quella del suo agente o di suo padre".

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