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Vittorio Feltri contro Luciana Lamorgese: "Hanno cacciato Durigon, perché lei resta al Viminale?"

lunedì 30 agosto 2021

2' di lettura

Il sottosegretario Claudio Durigon, leghista abile e normalmente avveduto, si è dimesso dal governo in seguito agli insulti ricevuto per aver proposto, non imposto, di dedicare ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, il parco attualmente denominato "Falcone e Borsellino". Una idea che al posto suo avrei evitato di rendere pubblica conoscendo la sinistra che in assenza di fascisti continua ad essere antifascista in modo sgangherato. Evidentemente Durigon non è opportunista quanto me e ha sbroccato a mio giudizio innocentemente.

Niente da fare, alla fine dei bisticci ha deciso di abbandonare quasi che si fosse macchiato di un delitto, tipo lo stupro di una ministra, per esempio Lamorgese. La quale invece molesta gli italiani ogni dì imponendo loro di ricevere e poi mantenere migliaia di profughi i cui arrivi ella non è capace di frenare né di disciplinare. Siamo di fronte a una situazione grottesca: il sottosegretario è stato obbligato a smammare sotto il peso di accuse assurde, visto che il suo suggerimento toponomastico non è nemmeno stato accolto, mentre la signora ex prefetta tace e si dà pace sprofondata nella poltrona del Viminale, il quale non sa gestire.

Questa non è una nostra opinione di parte, semplicemente trattasi di constatazione mera. Mentre la sinistra in nome di un antifascismo di maniera è riuscita con pressioni esagerate a far sloggiare il povero Durigon, per altro bravo a fare il suo mestiere di politico, la Lega e la destra in genere non è ancora riuscita, pur avendo a disposizione argomenti validissimi, a liberare il vertice del ministero dell'Interno, dalla signora sprovveduta. Perché? Nessuno ce lo spiega. Peccato. Preghiamo la Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia di non farsi infinocchiare così dal progressisti, che sfruttano il conformismo dilagante per fare il comodo loro, senza neppure rispettare l'opinione pubblica, più spaventata dell'occupazione straniera che dal fantasma del congiunto di Benito Mussolini.

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Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.