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Immigrazione, Valenti commissario per l'emergenza. I sindaci Pd protestano

domenica 16 aprile 2023

3' di lettura

C'è ufficialmente il nuovo commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti: si tratta, come anticipato nei giorni scorsi, di Valerio Valenti, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno. Guiderà le operazioni nelle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, come prevede un'ordinanza a firma del capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Il 64enne Valenti, originario di Trapani, è stato anche prefetto per la provincia di Firenze, Trieste, Brindisi, Brescia, Commissario di Governo per la Provincia di Bolzano dal 2012 al 2014 e ha presieduto la Commissione di accesso per l'accertamento delle condizioni per lo scioglimento degli organi del Comune di Reggio Calabria. 

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Nel frattempo, però, lo stato d'emergenza e il decreto migranti restano motivo di scontro politico tra la maggioranza e l'opposizione. "Appare davvero singolare che quattro Regioni, tutte governate dalla sinistra, non stiano definendo le intese con il governo nazionale per l'applicazione dello stato di emergenza per l'immigrazione - attacca Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia -. Sottraendosi a queste procedure, le Regioni mettono in difficoltà sia le persone che sbarcano e che hanno bisogno dell'aiuto della Protezione Civile e di altre strutture nazionali, sia le amministrazioni comunali dei loro territori che si vedono private di un adeguato supporto. Da un lato ci si lamenta di un mancato aiuto, della carenza dei mezzi, poi per ragioni di pregiudiziale politica le regioni Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana non vogliono dar seguito a una procedura che, lo ribadisco, serve proprio a soccorrere in maniera più adeguata gli stranieri che arrivano in Italia e le amministrazioni comunali che giustamente chiedono un sostegno dello Stato, non potendo disporre autonomamente di risorse economiche e di mezzi tecnici adeguati. Sinceramente sorprende che il pregiudizio politico prevalga sull'interesse dei territori e sul ricorso a procedure migliori con l'intervento della Protezione Civile e di istituzioni nazionali".

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Alle quattro regioni citate si aggiunge la protesta dei sindaci di alcune grandi città anche queste governate dal centrosinistra. "Come amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre Comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia", si legge in un documento congiunto sul cosiddetto dl Cutro firmato dai sindaci di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella, tutti del Pd, che danno anche delle proposte concrete.

"La preoccupazione delle città è massima a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al DL 591 dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni. Non bisogna ragionare in ottica emergenziale - scrivono ancora i sindaci - ed è secondo noi sbagliato immaginare l'esclusione dei richiedenti asilo dal Sai, precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità. Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari. Queste scelte, qualora adottate, non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all'invisibilità". 

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