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Migranti, la nave della Cei insieme a Casarini: la sfida al governo

Alessandro Gonzato
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La nave ong Mare Jonio è salpata da Trapani con la benedizione del Papa e ha annunciato – lo si legge su Vatican News – che violerà deliberatamente la legge: non collaborerà con la guardia costiera tunisina nelle operazione di ricerca e salvataggio dei migranti, e non accetterà disposizioni di sbarco in porti al di fuori della Sicilia. Mare Jonio è la nave dell’organizzazione Mediterranea Saving Humans di cui è capomissione Luca Casarini, l’ex leader dei movimenti no-global, agitatore dei centri sociali per trent’anni.

Vicino alla Mare Jonio, ed è la prima volta, naviga la barca a vela Migrantes, dell’omonima fondazione della Chiesa cattolica italiana: ufficialmente ha funzioni di “osservazione e documentazione, formazione e testimonianza”. A bordo ci sono anche i direttori diocesani di Fano e Caltanissetta. «Prego per voi, buon vento, che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca», ha scritto il Papa in una lettera inviata a don Mattia Ferrari, il cappellano di Mare Jonio.

 

 

 

Qualora la nave rifiutasse il coordinamento delle autorità italiane rischierebbe di violare l’articolo 650 del codice penale secondo cui «chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’autorità per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico e di igiene, è punito, se il fatto non costituisce un reato più grave, con l’arresto fino a tre mesi o con un’ammenda fino a 206 euro». L’obbligo di farsi coordinare dalle autorità competenti deriva da convenzioni internazionali. Ignorando poi l’assegnazione del “porto sicuro” (“Pos”, place of safety), la Ong violerebbe il “decreto Cutro”, convertito in legge a maggio 2023, che regola i flussi migratori.
Da ieri la Mare Jonio staziona in acque “Sar” (ricerca e soccorso) attorno a Lampedusa. «Ancora una volta siamo tornat* dove bisogna essere», ha scritto sui social la Ong, utilizzando lo schwa, la “e” rovesciata, simbolo progressista dell’inclusività.

«Soccorriamo le persone in fuga da tortura, violenze e violazione dei diritti umani. Contrastiamo intercettazioni e deportazioni in Libia e Tunisia». Ha benedetto la Migrantes anche il vescovo di Trapani, monsignor Pietro Maria Frangelli: «Questa», ha detto «è una missione d’amore che ci viene direttamente dal Vangelo». Il vescovo ha tenuto a sottolineare che la collaborazione con le navi Ong «dovrebbe crescere sempre di più tra le forze civili e militari. Chissà», ha proseguito, «che anche la cultura nostra superi questa sorta di idea che il Mediterraneo sia una barriera e non un ponte». In serata la Ong ha annunciato di avere imbarcato 67 persone, prese da un barchino in legno a cavallo delle zone “Sar” tunisine e maltesi.

 

 

 

Il 5 aprile la nave di Mediterranea aveva subìto il fermo amministrativo di venti giorni, oltre a una multa (in questo caso l’importo può arrivare fino a 10mila euro). Il provvedimento era stato preso dalla questura, dalla capitaneria di porto e dalla guardia di finanza. La nave aveva portato a Pozzallo 56 richiedenti asilo: nel corso delle operazioni di imbarco, al largo della Libia, secondo le autorità la Mare Jonio aveva «istigato la fuga di migranti per sottrarsi alla guardia libica». «Un gommone della nave Ong», si legge nel verbale delle autorità italiane, «si è avvicinato alla motovedetta che aveva a bordo persone in precedenza soccorse e ha incitato i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni del Fezzan», ossia la motovedetta libica. La Ong ha presentato ricorso ma il tribunale l’ha respinto. Tra le motivazioni, leggiamo, c’è che «la Mare Jonio non è abilitata al servizio di salvataggio, bensì destinata al servizio di rimorchio, rimozione dalla superficie del mare di oli minerali, conservazione, trasporto e discarica degli stessi». Mediterranea sfida il governo. Di nuovo.

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