"Più del 90 per cento delle domande di asilo effettuate nel nostro Paese sono pretestuose". A dirlo è niente di meno della Polizia di frontiera. Ospite al convegno "Accoglienza e sicurezza. Un equilibrio possibile?", il direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, Claudio Galzerano, non usa troppi giri di parole: "Se arriva un migrante economico con una domanda pretestuosa, lo Stato ha tutto il diritto di esaminarla in tempi rapidi. Deve essere stabilito se ci siano le condizioni per il riconoscimento della protezione internazionale. E durante questo tempo, il richiedente deve rimanere a disposizione dell’autorità di pubblica sicurezza in una zona assegnata".
Ecco allora che, "decorso un mese si deve decidere": diritto di restare o rimpatrio. Un messaggio chiaro, quello del dirigente che punta su un'accelerazione delle procedure e su un maggior controllo del territorio perché - è la conclusione - "non possiamo permetterci che il sistema dell’asilo venga strumentalizzato". Una cosa per Galzerano è certa: "Abbiamo migliorato moltissimo la situazione, con l’aiuto delle questure. Attraverso l’operazione Osp – un modello mutuato dal contrasto al terrorismo – abbiamo aumentato i rimpatri del 25 per cento. È una grande operazione di sistema che coinvolge tutti: questori, colleghi degli uffici immigrazione, la polizia di Stato. È il sistema Italia che sta reagendo".
Da qui il plauso a quelle forze dell'ordine troppo spesso bistrattate da sinistra e compagni: "Rimetterei la polizia di Stato al centro. Sono loro i veri protagonisti sul campo. Gli operatori che ogni giorno fronteggiano una situazione sempre più complessa, in prima linea per garantire sicurezza e rispetto delle regole". Parole che arrivano a pochi giorni di distanza dall'ennesima svolta sul fronte migranti. Un cambio di passo da parte dell'Unione europea a favore del modello italiano. La Commissione ha infatti proposto di rivedere il concetto di Paese terzo sicuro, decretando di fatto una stretta sulle richieste di asilo.