Per settimane la sinistra ha cavalcato l'onda del caso-Almasri con la Corte Penale Internazionale che ha stabilito che l’Italia, non eseguendo correttamente la richiesta di arresto del generale libico dello scorso gennaio, non ha rispettato i propri obblighi internazionali. E ora che la Cpi mette nel mirino tre ex premier del centrosinistra, allora tutti muti.
L'accusa è quella di crimini contro l'umanità nei confronti dei migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale. In totale sono 122 i funzionari e leader europei, tra cui diversi italiani appunto, sulle cui azioni di politica migratoria, è incentrato un report-inchiesta depositato alla Corte penale internazionale da due giuristi francesi Omer Shatz e Juan Branco, dalla Ong Front Lex e dall'International Law in Action. Tra gli italiani, che nell'inchiesta vengono definiti "sospettati" di "complicità", tra il 2013 al 2019, ci sono il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il dem Paolo Gentiloni e il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte con diversi ministri da Angelino Alfano, a Marco Minniti, a l'attuale vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che nel Conte I ha guidato il Viminale.
Tra le accuse contenute nel report l'aver abbandonato la missione di salvataggio europea 'Mare Nostrum' e aver promosso accordi con i governi dei paesi del Nord Africa che hanno 'gestito' i flussi migratori in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani. A partire dal Memorandum Italia-Libia firmato da Gentiloni e Serraj, nel 2017, rinnovato finora da tutti i governi che si sono succeduti, fino all'esecutivo Meloni che pochi giorni fa ha confermato che non intende rinunciare all'intesa perché rappresenta la base della "strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia", secondo quanto scritto nella mozione della maggioranza approvata dalla Camera. In particolare l'Italia viene accusata di essere stata "attore chiave nella definizione dei quadri operativi e normativi" che hanno offerto sostegno alle "milizie libiche" e hanno "garantito" alla guardia costiera di Tripoli di agire "senza interferenze" per riportare nei centri di detenzione libici i Migranti in fuga "con la forza" dalla zona Sar libica, "un'immensa porzione di acque internazionali" "promossa" dal governo di Roma presso l'Oim.
"Il coinvolgimento di funzionari italiani nella progettazione e nell'attuazione di politiche il cui obiettivo comune è quello di arginare a tutti i costi gli arrivi nell'Ue comporta la responsabilità penale individuale per la commissione diffusa e sistematica di crimini contro l'umanità, tra cui omicidi, sparizioni forzate, torture, riduzione in schiavitù, stupri, prigionia e altri atti disumani, diretti contro la popolazione più vulnerabile al mondo, i civili in fuga dal conflitto armato in Libia, in cerca di protezione", scrivono nel rapporto inviato alla Cpi che si aggiunge alle testimonianze giunte in questi anni alla Corte che ha aperto tra l'altro un 'dossier Libia'.