CATEGORIE

Il singolo di Ghali "I love you", lettera d'amore a un carcerato

sabato 16 marzo 2019
2' di lettura

Roma, 15 mar. (askanews) - Ad un anno da "Cara Italia", il singolo Triplo Platino con oltre 107 milioni di visualizzazioni per il video, Ghali torna con il singolo "I Love You", in uscita il 15 marzo. Se "Cara Italia" era una dichiarazione d'amore di Ghali al suo Paese, nel nuovo singolo sono le persone al centro dell'attenzione dell'artista milanese. Partendo dal presupposto che "ci sia un essere umano sia sotto la divisa che sotto il passamontagna" Ghali racconta, attingendo dalla sua storia personale, che si può e si deve imparare ad amare non solo famigliari e amici, ma anche coloro che ci appaiono come estranei. Un concetto espresso sia nella copertina del singolo - dove si intravede la figura dell'artista in prigione con una palla stroboscopica legata al piede - sia nelle attività social che Ghali sta mostrando in questi giorni esprimendo, con attenta sensibilità, il suo desiderio di dare valore sociale alle parole del brano e di stare vicino al prossimo. Ghali ha, infatti, scelto di associare questo progetto alla Casa Circondariale di San Vittore di Milano sia perché legata alle esperienze personali che lo hanno coinvolto e che hanno contribuito alla sua crescita personale e alla maturazione di un messaggio positivo, sia perché ha interagito con i detenuti più giovani cercando di dare voce e speranza a chi sta vivendo un periodo di riflessione profonda ma vuole una nuova opportunità. "A un anno dall'uscita di 'Cara Italia', oggi siamo qui a presentare 'I love you', sappiamo tutti cosa significa 'Ti amo' ed è il mio nuovo singolo che è una canzone d'amore, una lettera d'amore questa volta, a un carcerato. Sono qui a presentarla perché è un posto a cui tengo particolarmente. È un altro tentativo di scuotere qualcosa nell'animo di chi mi sta attorno. 'Cara Italia' è stata una lettera diretta a chi sta ai vertici e decide le nostre sorti. Questa volta ho preferito parlare con chi mi sta a fianco. "I Love You" è scritta da Ghali e prodotta da Zef per l'etichetta Sto Records/Atlantic/Warner Music.

tag

Ti potrebbero interessare

Spari Idf su centro aiuti alimentari a Rafah, Croce Rossa conferma

Roma, 4 giu. (askanews) - Ventisette persone sono state uccise martedì 3 giugno nella Striscia di Gaza meridionale, quando i soldati israeliani hanno aperto il fuoco nei pressi di un centro di aiuti umanitari sostenuto dagli Stati Uniti nel territorio palestinese meridionale, ha dichiarato l'esercito, aggiungendo di aver aperto un'indagine.

I palestinesi erano in attesa di aiuti americani vicino alla rotonda nella zona di Al-Alam a Rafah, ha dichiarato all'AFP il portavoce della Protezione Civile Mahmoud Bassal, aggiungendo che "le forze di occupazione israeliane hanno aperto il fuoco (...) su migliaia di civili" che erano venuti a cercare aiuti umanitari. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha confermato il bilancio delle vittime.

L'esercito israeliano ha ora avvertito i residenti di Gaza dal viaggiare nelle aree che conducono ai centri di distribuzione degli aiuti allestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), perché considerate "zone di combattimento".

È invece di almeno 18 morti l'ultimo bilancio delle vittime dell'attacco messo a segno mercoledì da un drone israeliano contro una scuola a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, secondo quanto ha riferito ad Al Jazeera una fonte medica dell'ospedale Nasser. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito di donne e bambini tra le vittime dell'attacco che ha preso di mira una tenda di sfollati all'interno della scuola.

"Guardate come soffriamo, non riusciamo a trovare cibo, non riusciamo a trovare nulla da mangiare. Per l'amor di Dio, abbiate pietà di noi. Se volete negoziare per me e per l'intera Striscia di Gaza, venite a provare la mia sofferenza", afferma Mohammed, 30enne sfollato, che sta lasciando Khan Younis, mentre porta un sacco di farina ai figli promettendo di tagliare la testa a chiunque si avvicini.

TMNews

Alla guida di un trattore: una palestinese fra i pregiudizi e i coloni

Ramallah, 4 giu. (askanews) - Al volante del suo trattore rosso, Fatima Abu Naim aiuta gli uomini della famiglia a raccogliere il grano sulle loro terre del paesino di al-Mughayyir, a est di Ramallah nella Cisgiordania occupata. Una sfida fra le critiche delle malelingue perché lei, una donna, si è permessa di prendere la patente per macchine agricole, e l'ansia continua per la presenza dei coloni israeliani in un territorio dove la violenza contro i palestinesi per mano dei colonizzatori è in costante aumento negli ultimi mesi.

Fatima ha 32 anni e dice che in questa regione arida, dove i coloni impediscono il paggio delle vetture, il suo trattore è essenziale.

"Ho avuto tante critiche, qualcuno dice che non devo lavorare ma stare in cucina e che ormai le donne si permettono di tutto anche prendere la patente per il trattore, anche le donne qui si chiedono perché l'ho presa io e non mio marito ma a me non importa, ho consultato solo mio marito e la mia famiglia e mi hanno detto che non facevo niente di male, questo mi ha incoraggiato" spiega.

"Questa terra è nostra, se la lasciamo i coloni se la prenderanno. Abbiamo una casa in città e di solito ci andavamo d'estate ma se andiamo adesso non potremo più tornare. Da tre anni non lasciamo la terra perché i coloni vogliono prendersela" aggiunge. "Il colono fa parte della nostre vite, ci svegliamo e andiamo a letto pensando a lui, la prima cosa la mattina è vedere se è arrivato con le sue pecore, tengo il telefono in mano tutto il giorno perché se i vicini lo vedono ci avvertono subito. Tutto il giorno pensiamo al colono, anche dormendo ce lo sogniamo. E' diventata un'ossessione.

TMNews

Iran, Khamenei: solo noi decidiamo sull'arricchimento dell'uranio

Teheran, 4 giu. (askanews) - "Indipendenza nazionale significa che il Paese non deve aspettare il via libera o il rifiuto degli Stati Uniti e simili. Un elemento chiave dell'indipendenza nazionale è il principio del 'noi possiamo' e sulla questione nucleare, il piano degli Stati Uniti è al 100% contrario al 'noi possiamo'". E' quanto ha detto oggi la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, nell'intervento tenuto per il 36esimo anniversario della morte del fondatore della Repubblica Islamica, l'Imam Khomeini.

"La prima parola degli Stati Uniti è che l'Iran non dovrebbe avere un'industria nucleare e dipendere dagli Stati Uniti - ha detto Khamenei nel suo discorso al mausoleo dell'Imam Khomeini, nel sud di Teheran - la nostra risposta alle assurdità degli Stati Uniti è chiara: non possono fare nulla a questo proposito".

Poi rivolgendosi agli Stati Uniti ha aggiunto: "Perché interferite? Che l'Iran abbia o meno l'arricchimento, cosa vi importa? Chi siete voi?".

TMNews

"Tempi di cronaca, dai giornali ai social" come cambia il fotogiornalismo

Gradisca, 4 giu. (askanews) - Dalla pellicola, passando per il digitale, fino all'invasione degli smartphone che sostituiscono sempre più spesso le macchine fotografiche. Nella Corte D'Aviano di palazzo Torriani, a Gradisca, con la mostra dedicata al foto-giornalismo Tempi di cronaca, dai giornali ai social tre grandi reporter, Luciano del Castillo, Franco Lannino e Manuel Silvestri, raccontano come è cambiato il mestiere e la società negli ultimi 40 anni.

"Beh, sicuramente è cambiato moltissimo perché prima le immagini erano molto di impatto, erano molto forti, - racconta del Castillo- ed oggi invece le immagini forti non vengono neanche selezionate, si usano i pixel, si usa il pixel per nascondere parti dell'immagine e secondo me questa è una specie di censura inutile, è un'ipocrisia. Se noi copriamo un fatto di cronaca nera o una guerra, le guerre purtroppo fanno male e i nostri elettori devono vedere quello che fanno le guerre, non quello che potrebbero immaginarsi dietro a un pixel".

Del Castillo e Lannino all'inizio della loro carriera hanno documentato le stragi di Mafia in Sicilia.

"Quando abbiamo cominciato a lavorare a L'Ora di Palermo c'era una commissione parlamentare che aveva stabilito che la mafia non esisteva. Grazie alle nostre immagini dure, forti, immagini di omicidi, immagini di persone uccise dentro del loro auto, l'opinione pubblica ha cominciato a capire che forse c'era qualcosa che non andava e non solo l'opinione pubblica italiana, anche l'opinione pubblica dall'estero, venivano i giornalisti e da lì si riuscita a creare una coscienza antimafia".

Testimoni di un mondo che cambia, capaci con uno scatto di raccontare una storia difficile da dire a parole, del Castillo spiega le ripercussioni della rivolizione digitale.

"Paradossalmente lo smartphone dà la possibilità di raccontare a tutti le proprie vicende, ma se non sai maneggiare l'informazione, se non capisci come fare informazione, rischi di fare semplicemente una grande confusione e confondere le persone. Io non sono contrario agli smartphone però devono essere utilizzati bene".

La mostra organizzata nell'ambito del Festival del Giornalismo, in programma dal 10 al 15 giugno a Ronchi dei Legionari, resterà aperta fino al fino al 31 agosto.

TMNews