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Mafia, confiscato patrimonio dell'ex patron Valtur Carmelo Patti

sabato 24 novembre 2018
1' di lettura

Roma, (askanews) - La Dia di Palermo ha dato esecuzione a un decreto di sequestro e confisca, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del Direttore nazionale della Dia, nei confronti degli eredi del noto imprenditore Carmelo Patti, originario di Castelvetrano (TP) proprietario della ex Valtur, ora in amministrazione straordinaria, deceduto il 25 gennaio 2016. Il procedimento riguarda un patrimonio stimato, al momento, in oltre 1,5 miliardi di euro e ha rivelato interessi economici riferibili alla "famiglia mafiosa di Castelvetrano", guidata dal latitante Matteo Messina Denaro. Patti, muratore di Castelvetrano, diventato nel corso degli anni capitano d'azienda e simbolo dell'industria turistica italiana, secondo le indagini della Dia degli ultimi anni, grazie anche alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, aveva espanso le sue aziende sfruttando un articolato sistema di evasione fiscale. Inoltre, avrebbe avuto legami con numerosi personaggi legati alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, capeggiata da Messina Denaro e tra i suoi collaboratori avrebbe avuto uomini molto vicini al superlatitante, come Michele Alagna. Il provvedimento ha riguardato 25 società di capitali, quote in partecipazioni societarie, 3 resort, 1 Golf Club, 400 ettari di terreno, tra i comuni di Robbio (PV), Castelvetrano (TP), Campobello di Mazara (TP), Favignana (TP), Mazara del Vallo (TP), Marettimo (TP), Isola di Capo Rizzuto (KR), Ragusa e Benevento, 232 immobili (tra abitazioni, magazzini e opifici) e un imbarcazione in legno di 21 metri denominata Valtur BAHIA, nonché rapporti bancari e disponibilità finanziarie in corso di quantificazione.

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Roma, 4 giu. (askanews) - Ventisette persone sono state uccise martedì 3 giugno nella Striscia di Gaza meridionale, quando i soldati israeliani hanno aperto il fuoco nei pressi di un centro di aiuti umanitari sostenuto dagli Stati Uniti nel territorio palestinese meridionale, ha dichiarato l'esercito, aggiungendo di aver aperto un'indagine.

I palestinesi erano in attesa di aiuti americani vicino alla rotonda nella zona di Al-Alam a Rafah, ha dichiarato all'AFP il portavoce della Protezione Civile Mahmoud Bassal, aggiungendo che "le forze di occupazione israeliane hanno aperto il fuoco (...) su migliaia di civili" che erano venuti a cercare aiuti umanitari. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha confermato il bilancio delle vittime.

L'esercito israeliano ha ora avvertito i residenti di Gaza dal viaggiare nelle aree che conducono ai centri di distribuzione degli aiuti allestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), perché considerate "zone di combattimento".

È invece di almeno 18 morti l'ultimo bilancio delle vittime dell'attacco messo a segno mercoledì da un drone israeliano contro una scuola a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, secondo quanto ha riferito ad Al Jazeera una fonte medica dell'ospedale Nasser. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito di donne e bambini tra le vittime dell'attacco che ha preso di mira una tenda di sfollati all'interno della scuola.

"Guardate come soffriamo, non riusciamo a trovare cibo, non riusciamo a trovare nulla da mangiare. Per l'amor di Dio, abbiate pietà di noi. Se volete negoziare per me e per l'intera Striscia di Gaza, venite a provare la mia sofferenza", afferma Mohammed, 30enne sfollato, che sta lasciando Khan Younis, mentre porta un sacco di farina ai figli promettendo di tagliare la testa a chiunque si avvicini.

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Ramallah, 4 giu. (askanews) - Al volante del suo trattore rosso, Fatima Abu Naim aiuta gli uomini della famiglia a raccogliere il grano sulle loro terre del paesino di al-Mughayyir, a est di Ramallah nella Cisgiordania occupata. Una sfida fra le critiche delle malelingue perché lei, una donna, si è permessa di prendere la patente per macchine agricole, e l'ansia continua per la presenza dei coloni israeliani in un territorio dove la violenza contro i palestinesi per mano dei colonizzatori è in costante aumento negli ultimi mesi.

Fatima ha 32 anni e dice che in questa regione arida, dove i coloni impediscono il paggio delle vetture, il suo trattore è essenziale.

"Ho avuto tante critiche, qualcuno dice che non devo lavorare ma stare in cucina e che ormai le donne si permettono di tutto anche prendere la patente per il trattore, anche le donne qui si chiedono perché l'ho presa io e non mio marito ma a me non importa, ho consultato solo mio marito e la mia famiglia e mi hanno detto che non facevo niente di male, questo mi ha incoraggiato" spiega.

"Questa terra è nostra, se la lasciamo i coloni se la prenderanno. Abbiamo una casa in città e di solito ci andavamo d'estate ma se andiamo adesso non potremo più tornare. Da tre anni non lasciamo la terra perché i coloni vogliono prendersela" aggiunge. "Il colono fa parte della nostre vite, ci svegliamo e andiamo a letto pensando a lui, la prima cosa la mattina è vedere se è arrivato con le sue pecore, tengo il telefono in mano tutto il giorno perché se i vicini lo vedono ci avvertono subito. Tutto il giorno pensiamo al colono, anche dormendo ce lo sogniamo. E' diventata un'ossessione.

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