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Spazio, 35 anni fa la tragedia dello Space Shuttle "Challenger"

di TMNews giovedì 28 gennaio 2021
1' di lettura

Milano, 28 gen. (askanews) - Alle 17.39, ora italiana, del 28 gennaio 1986, esattamente 35 anni fa, si compiva una delle più gravi tragedie dell'epopea spaziale americana: l'esplosione in volo, 73 secondi dopo il lancio, dello Space Shuttle "Challenger".

Un incidente trasmesso in diretta televisiva mondiale da molte emittenti, che costò la vita ai 7 astronauti dell'equipaggio della missione Sts-51: il comandante Dick Scobee, il pilota Michael John Smith e gli specialisti di missione Judith Resnik, Ellison Onizuka, Ronald McNair, Gregory Jarvis e, soprattutto, Christa McAuliffe, astronauta non professionista, vincitrice di un concorso per insegnanti indetto dalla Nasa: avrebbe dovuto tenere due lezioni dallo Spazio agli studenti americani.

In orbita non ci arriverà mai. I suoi sogni si sono infranti nei cieli della Florida in quella che a tutti gli effetti si è rivelata una tragedia annunciata. Le successive indagini sulle cause dell'incidente, infatti, hanno dimostrato che il "Challenger" si è disintgrato in volo a causa di un cedimento strutturale per un problema a una guarnizione di giuntura del booster laterale di destra, danneggiata dal ghiaccio e dalle insolite temperature rigide che si erano abbattute sulla Florida nei giorni precedenti al lancio, rinviato più volte per diversi motivi.

I tecnici dell'azienda che costruiva i razzi erano al corrente del potenziale problema alle basse temperature e avevano avvertito la Nasa di non lanciare con quel freddo ma l'ente spaziale americano, forse per non accumulare altro ritardo, decise di non rimandare ulteriorimente il volo.

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Università, prof. Marianelli: rimettiamo al centro cura relazioni

Roma, 14 mag. (askanews) - Prendiamoci cura. L'Università per il nostro tempo: comunità, relazioni, ricerca. E' il titolo del programma elettorale del Professor Massimiliano Marianelli, Ordinario di Storia della Filosofia, candidato a Rettore dell'Università di Perugia. Si vota a giugno. Delegato del Rettore per la Didattica, poi Presidente del Presidio della Qualità d'Ateneo, quindi Direttore di Dipartimento e membro del Senato Accademico: Marianelli punta "sulla partecipazione e la presenza nel quotidiano dei Dipartimenti e su una visione del rettorato che risponde al principio di sussidiarietà, con una grande attenzione alla riduzione delle diseguaglianze". Askanews lo ha intervistato.

Professore, l'Università italiana gode di buona salute?

"Siamo in un momento molto particolare delle Università italiane e in particolare delle pubbliche. La legge 240 ha cambiato profondamente il modo di intendere l'università, si è avviato un percorso per la sua "aziendalizzazione", con criteri che premiano la ricerca quantitativamente così come la didattica, un sistema di valutazione che mette in crisi il valore dell'università pubblica. Che prima di pensare al profitto era chiamata a pensare alla formazione dei giovani, coloro che nel nostro tempo dovranno guidare i cambiamenti sociali".

Come valorizzare allora il grande patrimonio dell'Università di Perugia:

"I grandi temi esposti sono centrali anche per comprendere lo specifico della mia università, una delle più antiche del mondo, nata nel 1308. Un valore assoluto a livello internazionale e un riferimento. Bisogna dunque avere una grande visione ma saper restare nel quotidiano dove si gioca questa visione. Dunque rimettere al centro le relazioni, quei rapporti che qualificavano alle origini le università, uno spazio di relazione tra personale docente, tecnico e studenti".

Guardando al mondo che cambia e agli studi accademici, che relazione oggi raccontano?

"Abbiamo perso la direzione, la guida dei processi e dei cambiamenti. E quindi ci siamo affidati a un progresso che non è verso il meglio per l'essere umano ma verso l'utile, l'immediato, e se perdiamo di vista quale è il centro della formazione e quindi il valore dell'Università che è l'ente più alto della formazione da più di mille anni abbiamo perso la capacità di interrogarci sul senso e la capacità di interferire con i cambiamenti di paradigma".

TMNews

Università, prof. Molinari: rimettiamo al centro cura relazioni

Roma, 14 mag. (askanews) - Prendiamoci cura. L'Università per il nostro tempo: comunità, relazioni, ricerca. E' il titolo del programma elettorale del Professor Massimiliano Marianelli, Ordinario di Storia della Filosofia, candidato a Rettore dell'Università di Perugia. Si vota a giugno. Delegato del Rettore per la Didattica, poi Presidente del Presidio della Qualità d'Ateneo, quindi Direttore di Dipartimento e membro del Senato Accademico: Marianelli punta "sulla partecipazione e la presenza nel quotidiano dei Dipartimenti e su una visione del rettorato che risponde al principio di sussidiarietà, con una grande attenzione alla riduzione delle diseguaglianze". Askanews lo ha intervistato.

Professore, l'Università italiana gode di buona salute?

"Siamo in un momento molto particolare delle Università italiane e in particolare delle pubbliche. La legge 240 ha cambiato profondamente il modo di intendere l'università, si è avviato un percorso per la sua "aziendalizzazione", con criteri che premiano la ricerca quantitativamente così come la didattica, un sistema di valutazione che mette in crisi il valore dell'università pubblica. Che prima di pensare al profitto era chiamata a pensare alla formazione dei giovani, coloro che nel nostro tempo dovranno guidare i cambiamenti sociali".

Come valorizzare allora il grande patrimonio dell'Università di Perugia:

"I grandi temi esposti sono centrali anche per comprendere lo specifico della mia università, una delle più antiche del mondo, nata nel 1308. Un valore assoluto a livello internazionale e un riferimento. Bisogna dunque avere una grande visione ma saper restare nel quotidiano dove si gioca questa visione. Dunque rimettere al centro le relazioni, quei rapporti che qualificavano alle origini le università, uno spazio di relazione tra personale docente, tecnico e studenti".

Guardando al mondo che cambia e agli studi accademici, che relazione oggi raccontano?

"Abbiamo perso la direzione, la guida dei processi e dei cambiamenti. E quindi ci siamo affidati a un progresso che non è verso il meglio per l'essere umano ma verso l'utile, l'immediato, e se perdiamo di vista quale è il centro della formazione e quindi il valore dell'Università che è l'ente più alto della formazione da più di mille anni abbiamo perso la capacità di interrogarci sul senso e la capacità di interferire con i cambiamenti di paradigma".

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Continental è Top Sponsor e Official Tyre del Giro d'Italia 2025

Lecce, 14 mag. (askanews) - Continental è nuovamente tra i protagonisti del Giro D'Italia in qualità di top sponsor e Official Tyre. Il brand riconferma la partnership con RCS Sports & Events fino al 2027, estendendola da quest'anno anche alla stagione delle "Grandi Classiche". In occasione della quarta tappa di quasi 200 km tra Alberobello e Lecce è intervenuto Giorgio Cattaneo, Responsabile Comunicazione di Continental Italia, che ha illustrato l'impegno attivo e costante dell'azienda:

"Dopo i risultati molto positivi dell'anno scorso, anno 2024, nel quale avevamo soltanto la piattaforma Giro d'Italia, abbiamo deciso di estendere la nostra presenza nel mondo del ciclismo, anche alle classiche del mese di marzo. Ovviamente noi abbiamo il Giro d'Italia e il Giro E che sono il clou della nostra presenza, poi avremo il Giro Woman nel mese di luglio, il Giro Next Gen e chiuderemo la stagione in ottobre con la Lombardia. È una piattaforma che ormai ci consente di fare comunicazione tutto l'anno. Siamo convinti che il ciclismo ci sta dando questa opportunità".

Protagonisti per Continental sono i propri prodotti premium sui quali il brand investe da anni sullo sviluppo tecnologico in termini di sicurezza, innovazione e sostenibilità:

"Abbiamo due prodotti bandiera nella piattaforma ciclismo. Uno è qui al Giro, è presente qui allo stand, è lo Season Contact 2. Ha avuto una grandissima evoluzione nell'ultimo periodo, anche in termini di qualità, di performance, di chilometraggio, di silenziosità, di comfort. Per quanto riguarda invece il Giro E, abbiamo l'Ultra Contact NXT. È il prodotto che sul mercato ha la maggiore percentuale di materiali riciclati, arriva fino al 65%. È una scelta strategica per il gruppo Continental, è una scelta che desideriamo perseguire. È molto importante per chi produce premium porsi il problema dell'utilizzo corretto delle risorse. Uno dei concetti che vogliamo portare al nostro consumatore finale e che abbiamo la possibilità di contattare direttamente in eventi come questo, è un po' il nostro obiettivo, che è quello di fare in modo che il consumatore finale, quando sceglie un prodotto, lo scelga consapevolmente. Uno pneumatico premium può esaltare le performance di una vettura, può garantire sicurezza, può garantire, tramite la ricerca con la quale è sviluppato, prestazioni di alto livello".

Il brand, in occasione della 108ava edizione della Corsa Rosa, offre anche dei punti di contatto nei villaggi di partenza e arrivo di ogni tappa dell'evento. Chi vorrà avrà l'occasione di capire le caratteristiche dei prodotti e in che cosa sono in grado di fare la differenza. Inoltre nel Giro-E sarà presente il Continental Green Fun Village, che coinvolgerà i visitatori in un'experience originale.

In collaborazione con Continental

TMNews

Investire nelle startup AgriFoodTech italiane per innovare settore

Roma, 14 mag. (askanews) - Per non perdere competitività l'agroalimentare italiano ha bisogno di innovazione e soprattutto di investimenti nelle startup nell'AgriFoodTech. Nel 2024, infatti, sono stati investiti in startup AgriFoodTech poco più di 100 milioni di euro, in calo del 28% rispetto al 2023 e del 36% sul 2022. E Regno Unito, Germania, Francia e Spagna spendono 5 volte più di noi nel settore.

Michele Costabile professore ordinario Luiss e direttore del Centro di Ricerca Luiss-X.ITE "Il calo lasciatemi dire è fisiologico perché deriva dal picco di investimenti in venture capital in Italia nel 2022 in genere e in particolare nell'AgriFoodTech", anche per via delle iniziative nate a causa del Covid.

Michele Costabile professore ordinario Luiss e direttore del Centro di Ricerca Luiss-X.ITE. "Quindi questo calo è relativamente fisiologico, non è per nulla fisiologico tutto quel ritardo dell'Italia negli investimenti in venture capitale e soprattutto in un settore straordinario e fondamentale per il nostro paese come l'agroalimentare". Lo stato di salute delle startup AgriFoodTech italiane è stato scattato dal primo "Rapporto sulla Trasformazione Tecnologica della Filiera Agroalimentare. Il Contributo della Startup Economy", presentato oggi al Senato. Un progetto promosso da Federalimentare, sostenuto da Confagricoltura e realizzato dal Centro di Ricerca Luiss-X.ITE.

Nonostante la filiera agroalimentare dal campo alla tavola rappresenti il 30% del Pil, ci sono quindi ampi spazi di crescita per la startup economy per la trasformazione tecnologica dell'agroalimentare. Il rapporto ha mappato 550 startup, 280 delle quali hanno avuto accesso ad almeno un round di investimenti, ma serve fare di più.

Michele Costabile professore ordinario Luiss e direttore del Centro di Ricerca Luiss-X.ITE. "Il futuro della competitività italiana si costruisce oggi e il futuro deriva solo da due elementi l'innovazione in senso lato e l'ecosistema delle startup, che per natura producono innovazione". "Il ritardo negli investimenti di venture capital è un dato ma non è un destino. Non dobbiamo lasciare che questo ritardo penalizzi nel medio periodo e nel lungo, ovviamente, l'economia italiana su un settore così fondamentale".

Alla presentazione del rapporto, oltre al presidente di Federalimentare Paolo Mascarino, al presidente della Commissione agricoltura della Camera, Mirco Carloni e al presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, ha partecipato anche il sottosegretario al Masaf Luigi D'Eramo.

Luigi D'Eramo, sottosegretario al Masaf. "Noi dobbiamo puntare sempre di più sulla innovazione e sulla ricerca perché credo che siano le due chiavi su cui continuare a potenziare il nostro settore primario: lo abbiamo fatto in questi anni mettendo 225 milioni di di euro sull'innovazione tecnologica, potenziando anche la ricerca con il chiaro obiettivo di riuscire a dare anche piante che siano più resistenti al problema, agli effetti negativi dei cambiamenti climatici ma anche alle aggressioni dei patogeni. Credo che questa sia la strade giusta e che oggi sia stato anche un momento per confrontarci con attori assolutamente importanti del settore primario".

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