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Bangladesh, scontri alla protesta di migliaia di lavoratori del tessile

di TMNews giovedì 2 novembre 2023
1' di lettura

Roma, 2 nov. (askanews) - Migliaia di lavoratori dell'abbigliamento del Bangladesh sono scesi in piazza a Dacca e in altre città per chiedere un salario quasi triplicato. Ci sono stati disordini e scontri con la polizia in assetto antisommossa. A cause delle proteste, centinaia di fabbriche sono rimaste chiuse; 3.500 presenti in Bangladesh rappresentano circa l'85% del miliardo di esportazioni annuali del Paese e forniscono i principali marchi occidentali, tra cui Adidas, Gap, HeM e Levi Strauss.

Ma le condizioni di lavoro sono terribili per molti dei quattro milioni di lavoratori impiegati nel settore, la maggior parte dei quali sono donne, il cui salario mensile parte da 8.300 taka (circa 72 euro). La polizia ha dichiarato che i lavoratori hanno saccheggiato decine di fabbriche a Gazipur e in altri quartieri industriali alla periferia della capitale da quando sono iniziate le proteste, lo scorso fine settimana.

La Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association (BGMEA), che rappresenta i proprietari delle fabbriche, ha offerto un aumento dei salari del 25%. Una promessa notevolmente inferiore al salario mensile di 23.000 taka (circa 197 euro) richiesto dai lavoratori.

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Su Ucraina cauto ottimismo, i nodi irrisolti tra Trump e Zelensky

Mar-a-Lago, 29 dic. (askanews) - Più vicini alla pace, ma di fatto la svolta sulla guerra tra Russia e Ucraina non c'è stata. Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che Kiev e Mosca sono "più vicine che mai" a un accordo, dicendosi certo che i leader dei due Paesi vogliono arrivare a un'intesa, ma senza alimentare aspettative su una firma imminente.

"La parola accordo è troppo forte. Direi che non c'è accordo, ma ci stiamo avvicinando, e il Donbass è un grosso problema, certamente, uno dei grandi problemi, ma penso che siamo più vicini di prima. È ancora irrisolto, è un problema molto difficile, ma penso che si troverà una soluzione", ha detto Trump durante la conferenza stampa con l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky nella sua tenuta a Mar-a-Lago, in Florida.

Il vertice è stato preceduto da un colloquio telefonico definito "molto proficuo" con il presidente russo Vladimir Putin, Trump ha però ammesso che rimangono "una o due questioni spinose" da risolvere.

Innanzitutto quella riguardante la regione orientale ucraina del Donbass, "certamente, uno dei problemi più grossi", ha detto Trump, dopo che il Cremlino ha dichiarato che per "la fine definitiva del conflitto serve una decisione politica coraggiosa e responsabile da parte di Kiev", mentre Zelensky ha ribadito di voler indire un referendum su un'eventuale cessione di una "terra che non appartiene a una sola persona".

Anche Zelensky ha riferito di "un grande incontro" con Trump, con cui ha discusso "tutti gli aspetti" del piano di pace in 20 punti, ribadendo che è completo "al 90%" e affermando che Stati Uniti e Ucraina hanno raggiunto un accordo "al 100%" sulle garanzie di sicurezza e sulla dimensione militare, definite "una pietra miliare fondamentale per raggiungere una pace duratura".

Tuttavia, ha poi aggiunto che i team negoziali di Ucraina e Stati Uniti si incontreranno "già la prossima settimana" per "definire tutte le questioni discusse".

La stessa presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha riferito di "nuovi progressi" registrati nell'incontro in Florida, a cui hanno partecipato in videochiamata anche i leader europei per circa un'ora, sottolineando che "l'Europa è pronta a continuare a collaborare con l'Ucraina e gli Stati Uniti per consolidare questi progressi" e che è "fondamentale avere garanzie di sicurezza ferree fin dal primo giorno".

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I primi omaggi a Brigitte Bardot nella sua Saint-Tropez

Saint-Tropez, 29 dic. (askanews) - Dopo la morte della leggenda del cinema francese Brigitte Bardot, all'età di 91 anni, i fan le hanno reso omaggio lasciando mazzi di fiori a La Madrague, la villa della star a Saint-Tropez,sulla spiaggia di Saint-Tropez. La Madrague da cui prende spunto un omonimo brano cantato proprio dall'attrice dove è morta domenica mattina. Era per tutti il più grande sex symbol del cinema francese, attrice e cantante, superstar di fama mondiale, fenomeno di costume e attivista per la causa animalista.

Con lei scompare una delle ultime testimoni di un'età dell'oro: quella degli anni Sessanta, nei quali Brigitte Bardot si lanciò anima e corpo. Ha indubbiamente rappresentato - sottolinea la stampa francese - l'ultima di quel gruppo di personalità nuove e libere nelle quali la Francia ha amato riconoscersi a cavallo degli anni Sessanta.

È stata protagonista di 56 film, prima di mettere fine alla sua carriera nel 1973 e consacrarsi alla causa animalista. Nata a Parigi il 28 settembre 1934, era cresciuta in una famiglia borghese, con un papà industriale proprietario delle fabbriche Bardot e una madre con una passione per la danza e il cinema, che passione che riversò sulla figlia. Lo scorso luglio, Brigitte Bardot era stata colpita da malore e secondo indiscrezioni da allora era tenuta in vita grazie all'assistenza respiratoria.

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In sala "La piccola Amélie", Nothomb bambina e la magia del Giappone

Roma, 29 dic. (askanews) - "La piccola Amélie" finora ha raccolto candidature ai Golden Globe e agli EFA, ha vinto premi ai festival di Annecy e San Sebastiàn, e dal primo gennaio arriva nei cinema italiani. Il film d'animazione diretto da Liane-Cho Han Jin Kuang e Mailys Vallade è tratto dal romanzo bestseller "Metafisica dei tubi" di Amélie Nothomb.

Nel film Amélie, che vive in Giappone insieme alla famiglia, dall'età di due anni inizia a scoprire il mondo che la circonda, anche grazie alla sua tata, Nishio-san. "La piccola Amélie" è un film d'animazione che cattura lo stupore dell'infanzia tra tradizioni, piccoli rituali quotidiani e magia nascosta nei gesti più semplici.

Nothomb alla domanda quali emozioni abbia suscitato in lei la pellicola ha risposto: "Meraviglia, nostalgia, gioia, gratitudine".

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Il classico e Samorì: la ricerca di una continuità trasgressiva

Milano, 29 dic. (askanews) - Due momenti della storia dell'arte che si guardano e, ciascuno nel suo modo, danno forma a dei significanti. La Pinacoteca Ambrosiana di Milano ospita la mostra di Nicola Samorì "Classical Collapse", incursioni dei lavori dell'artista accanto alle opere rinascimentali custodite dal museo.

"Non credo che le opere abbiano alcunché da dirsi - ha spiegato Samorì ad askanews - ma si possono costruire delle vicinanze, in questo caso forzate, senza chiedere per altro autorizzazione a coloro che già popolano questi luoghi, per cercare qualche cosa che chiamerei piuttosto una sorta di continuità trasgressiva. Come poi lo è sempre stata nella storia delle forme, ogniqualvolta qualcuno cerca di misurarsi con un capitale preesistente. Da una parte c'è una cura e dall'altra c'è una sorta di collera, di movimento che tende a scuotere di dosso dei segni che si sono accumulati nel tempo".

Esempio di questa vicinanza complessa è quella tra ii grande cartone della Scuola di Atene di Raffaello e il dipinto fantasmatico che Samorì ha realizzato appositamente per questa sala dell'Ambrosiana: partendo da scenari simili, si sviluppano però opere molto diverse, ciascuna figlia del tempo.

"C'è una continuità tra l'arte rinascimentale rappresentata in Ambrosiana e quella che è la proposta molto sapiente di Nicolas Samorì - ha aggiunto il direttore del museo milanese, Alberto Rocca -. C'è una forma che è muta, ma rimane: questo è il grande senso di ciò che si vede in questa mostra. L'Ambrosiana non è nuova a mostre di arte contemporanea, proprio perché crede in questo continuo sviluppo dell'intuizione che l'uomo ha nel contemplare la propria vita e nel produrre bellezza".

La mostra è un unico progetto, ma si sviluppa su due sedi, alla parte milanese se ne aggiunge una ospitata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, entrambe unite dalla riflessione di Samorì sul confronto con la classicità nei suoi diversi momenti. "Il classico - ha concluso l'artista - sembra un'idea creata per collassare in un certo senso, per essere rimessa in discussione recuperata, ritrovata, in una sorta di punto fermo mentale, è un'oasi mentale più che in uno stato delle cose".

E in quest'oasi si può sentire che, nonostante l'assunzione a canone e la storicizzazione delle opere, nulla è pacificato, e l'arte resta, per fortuna, in gran parte ancora un mistero. Che forse serve più vivere anziché decifrare.

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