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La famiglia Bibas contro il governo di Israele: "Dovevano salvarli"

di TMNews venerdì 21 febbraio 2025
1' di lettura

Tel Aviv, 21 feb. (askanews) - La famiglia Bibas si scaglia contro il governo israeliano dopo il ritorno in patria dei corpi dei due fratelli di 9 mesi e 4 anni, ma non della loro madre. Il cadavere restituito da Hamas non era il suo.

"Shiri, Ariel e Kfir sono stati presi vivi da un'organizzazione terroristica assassina, ed era responsabilità e obbligo di Israele riportarli vivi - dice Ofri Bibas, sorella di Tarden, il padre dei bambini ex ostaggio, unico sopravvissuto - Non c'è perdono per averli abbandonati il 7 ottobre, Primo Ministro Benjamin Netanyahu, non abbiamo ricevuto scuse da lei in questo momento doloroso".

"Giuro che non avrò pace finché i selvaggi che hanno giustiziato i nostri ostaggi non saranno assicurati alla giustizia", ha detto il primo ministro israeliano, che ha definito i miliziani di Hamas "mostri".

I miliziani palestinesi accusano il governo di Tel Aviv di aver causato la morte della famiglia Bibas durante uno dei raid sulla Striscia di Gaza. Da lì anche l'errore nella restituzione dei corpi, sarebbe stato estratto quello errato dalle macerie. La versione israeliana è un'altra.

"Ariel e Kfir Bibas sono stati uccisi dai terroristi a sangue freddo. I terroristi non hanno sparato ai due ragazzi. Li hanno uccisi a mani nude", ha sostenuto il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, in base agli esami fatti per identificare delle vittime.

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L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito infatti di "scontri a ovest di Sweida che hanno contrapposto combattenti tribali e beduini sostenuti dalle autorità da una parte, e combattenti drusi dall'altra".

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Protagonista indiscusso, il nuovo murale di 230 metri quadrati, realizzato sulla facciata dell'ospedale che affaccia su via Poli. Un'opera firmata dallo street artist ZED1, con il contributo del barese Giuseppe D'Asta, che ha catturato l'attenzione di pazienti, residenti e personale sanitario.

Giuseppe Speziale, vicepresidente di GVM Care &Research, ha dichiarato: "Abbiamo voluto costruire questo murale in un quartiere particolare di Bari, dove insiste la nostra Santa Maria Hospital, per dare anche un abbraccio alla zona. L'arte, quando applicata anche nella cura delle malattie, è uno strumento straordinario, silenzioso, preziosissimo, molto bello. Da medico ho sempre pensato che i luoghi di cura dovessero essere belli, accoglienti, perché la malattia è già difficile, quindi la persona va aiutata anche in maniera olistica, non solo nella cura di quell'organo, ma anche nell'approccio psicologico".

Lanciato da GVM Care & Research, con VEERA Foundation, la Galleria Misia Arte e l'APS Cellule Creative, il progetto è patrocinato da Regione Puglia, Comune di Bari, AIOP e Confindustria. Il progetto artistico dal titolo Core a Core rappresenta un cuore di ceramica, composto da pezzi di puzzle, a testimoniare la fragilità del cuore stesso e per questo anche l'attenzione e la cura che richiede.

Michele Emiliano, Presidente Regione Puglia, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: "È una giornata particolarmente importante, non solo per questo segno di arte che GWM regala alla città di Bari, in un bellissimo quartiere che è il quartiere della sanità barese, ma soprattutto perché questo gruppo emiliano di origine si è integrato e si è 'pugliesizzato', mantenendo la capacità di intercettare i bisogni, l'anima e anche le prospettive di futuro".

Il murale rappresenta l'ultimo tassello di un percorso iniziato nel 2019 con il progetto LUCE, proseguito poi con la mostra Mi Racconto al Teatro Margherita, incentrata sul potere terapeutico delle parole.

Eleonora Sansavini, AD Santa Maria Hospital e presidente di VEERA Foundation, ha aggiunto: "Oggi forse è il coronamento di un momento importante che va a definire un percorso iniziato nel 2019 con Luce. Fu l'esordio di questo lungo percorso che non riteniamo finito, anzi forse siamo ancora all'inizio di quello che vuole essere il progetto, il disegno, di collaborare col territorio".

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