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Senato, i dipendenti timbrano e vanno via

sabato 4 maggio 2013
2' di lettura

La casta non è solo quella in parlamento. C'è pure quella che lavora per il parlamento. A farne parte sono i dipendenti del Senato. Sono tra i dipendenti pubblici più pagati con i soldi dei contribuenti. Lo stipendio è d'oro: 150 mila euro lordi all'anno con tanto di tredicesima e quattordicesima. Faticano tanto. Anzi no, timbrano il cartellino all'ingresso la mattina e poi vanno in giro a sbrigarsi gli affari loro. La denuncia di fuoco arriva con un servizio de Le Iene che racconta il malcostume di chi lavora a palazzo Madama.  I furbetti del badge - In tanti tra i dipendenti bluffano sugli orari di lavoro. A segnalarlo è proprio un lavoratore del Senato che ha contattato il programma di Italia Uno. "Arrivano e, dopo aver timbrato, si allontanano - spiega la persona, che sceglie l'anonimato -. I furbetti in Parlamento non sono solo tra i politici" spiega. E molti colleghi vanno in giro per Roma, in pieno centro. "Il Senato ha diversi uffici sparsi per il centro di Roma, per cui in realtà è possibile che ci siano riunioni, incontri, per cui è normale che sia gente che vada da un palazzo all’altro. Però, se tu quando esci, al posto di fare il tuo lavoro in un altro ufficio, che ne so per una riunione, te ne vai a spasso, a fare la spesa, a giocare a lotto, al bar, ad accompagnare dal dentista tuo figlio e poi ritorni dopo due ore in ufficio come se niente fosse, allora lì la storia cambia, perché tu, in questo modo, tu dipendente pubblico ti stai facendo pagare dagli italiani per andare ad accompagnare tuo figlio per farsi curare le carie. Questo non è molto simpatico".  A spasso per Roma - L'accusa lanciata dalle Iene ha fatto scattare subito dei controlli. Filippo Roma, giornalista della trasmissione, filma i dipendenti di palazzo Madama che entrano in ufficio, timbrano, e subito dopo escono per andare in giro. "Voglia di lavorare saltami addosso e fammi faticare il meno che posso", si diceva a Roma una volta. Alcuni dipendenti del Senato sembrano aver seguito alla lettera il motto capitolino. Non tutti però. "Sono stufa - dice la dipendente che ha denunciato tutto - di sentire queste stesse persone che prima rubano e poi si lamentano del paese, della disonestà dei politici e ne discutono, magari stando al bar piuttosto che stando in ufficio a lavorare. Si è perso proprio il senso della realtà", afferma amaramente la dipendente che ha denunciato il malcostume. Insomma prima di combattere la casta di palazzo bisognerebbe redarguire quella che lavora a palazzo. Lo stpendio lo paghiamo noi. E non è un piacere. (I.S.)

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