Roma, 28 mag. (askanews) - Nuove opportunità terapeutiche aprono scenari inediti che rendono necessario ripensare la gestione dei pazienti con Alzheimer, programmando in modo efficace le risorse disponibili e disegnando modelli di cura innovativi. Con l'arrivo delle nuove terapie il sistema salute è chiamato a un cambio di passo: il futuro della cura dell'Alzheimer si gioca sulla capacità di diagnosi precoce, personalizzazione del percorso e integrazione dei servizi.
In questo contesto il progetto VALUE4CARE, presentato al Ministero della Salute, si propone di individuare e promuovere azioni condivise per evolvere il modello di governance della patologia, con l'obiettivo di migliorare l'accesso alle cure e la qualità della presa in carico.
Il progetto nasce dalla volontà di valorizzare l'impatto reale delle buone pratiche, evidenziando come queste possano incidere positivamente sul benessere dei pazienti, sulla qualità del lavoro degli operatori e sull'efficienza complessiva delle strutture sanitari.
Alessandro Padovani, presidente Società Italiana di Neurologia: "Le terapie innovative ci sono, dobbiamo ricostruire un po' la rete dei servizi e creare le condizioni perchè sia garantita equità di accesso e soprattutto che le terapie vengano realizzate. Sono terapie che chiedono di ripristinare una filiera diagnostica più corretta e una presa in carico più corretta".
In Italia si stimano oggi oltre un milione di persone affette da demenza, di cui circa 600.000 con malattia di Alzheimer. Le proiezioni per i prossimi decenni indicano un ulteriore aumento della prevalenza, spinto principalmente dall'invecchiamento progressivo della popolazione. Per migliorare la presa in carico delle persone con Alzheimer, e ridurre l'impatto economico e sociale della patologia, è fondamentale adottare strategie diagnostiche più tempestive, in grado di intervenire prima della comparsa dei sintomi più invalidanti o di danni cerebrali irreversibili.
Marco Bozzali, professore di Neurologia, Università degli Studi di Torino, Ospedale Molinette: "Questo è un momento veramente critico, storico, in cui si affacciano per la prima volta per la terapia dell'Alzheimer dei trattamenti cosiddetti 'modificanti' il decorso di malattia. Come è successo per altre patologie neurologiche, io credo che l'utilizzo appropriato di questi farmaci possa avere un impatto notevole, sia sulla vita e la salute dei nostri pazienti, sui costi sociali della disabilità cognitiva e quindi un cambio di passo nella terapia e nel trattamento dei pazienti affetti da demenza".
Durante l'incontro sono stati presentati i risultati del lavoro realizzato attraverso un ampio confronto multidisciplinare, che ha prodotto un documento strategico con proposte operative per garantire ai pazienti un accesso tempestivo, equo e appropriato alle nuove opportunità terapeutiche. È stata definita una roadmap per evolvere la governance dell'Alzheimer, con misure concrete su diversi fronti: dal rafforzamento dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze all'uso dei biomarcatori per garantire una presa in carico precoce, dalla standardizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici all'adozione delle tecnologie digitali come l'intelligenza artificiale e la telemedicina.
Patrizia Spadin, presidente Associazione Italiana Malattia di Alzheimer: "Le innovazioni terapeutiche sono finalmente una speranza che si concretizza. Da molto tempo chiediamo che il nostro sistema, la rete di cura, si prepari. Siamo preoccupati dei pazienti che non hanno sintomi e che quindi hanno bisogno di un'attenzione particolare da parte dei medici".
Il progetto proseguirà ora con una fase di ascolto e validazione delle proposte da parte delle istituzioni e delle società scientifiche, con l'obiettivo di tradurre il documento in azioni concrete per il Sistema Sanitario Nazionale. L'evento è stato realizzato con il contributo non condizionante di Eisai.