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50 anni dopo, il genocidio Hutu del 1972 ancora segna il Burundi

di TMNews giovedì 28 aprile 2022
1' di lettura

Milano, 28 apr. (askanews) - "Non abbiamo mai saputo dove è stato preso mio padre, quello che so è che hanno preso la nostra terra, rubato ogni cosa,

abbiamo vissuto una vita di miseria". Laetitia Ngendakumana ha 60 anni ma quando racconta la tragedia che ha toccato la sua famiglia torna la bambina di 10 anni che nel 1972, insieme con la sorella Magnifique, ha visto scomparire per sempre il padre, lavoratore in una banca, ucciso come altre centinaia di migliaia di persone di etnia Hutu dal governo guidato dai Tutsi, in rappresaglia contro una tentata insurrezione.

Un massacro che si ripeterà nel 1995 a parti invertite, quando in Rwanda furono uccise 800mila persone, prevalentemente Tutsi.

Nel 1972 le vittime hutu furono fra le 100mila e le 300mila. Numeri difficili da precisare per un massacro rimasto per anni un tabù.

"Quando diciamo che è stato un genocidio contro la popolazione di etnia Hutu in Burundi lo diciamo perché lo Stato ha pianificato, organizzato e messo in atto questo genocidio, sono stati usati i mezzi dello Stato", spiega Pierre-Claver Ndayicariye, capo della Commissione che finalmente nel 2019 ha dato il via alla ricerca delle tombe di massa e all'identificazione dei cadaveri. Un'impresa quasi impossibile ma che sta dando comunque dei risultati. Fra i resti identificati, grazie a una protesi dentaria, quelli del padre delle sorelle Ngendakumana.

"Non possiamo voltare pagina - dice Magnifique - non mi fa sentire meglio farlo, io sono ancora triste perché penso che non avrei avuto questa vita se non fosse successo".

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