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Drusilla: in Frida Opera Musical ho dato nuova veste alla morte

di TMNews lunedì 27 ottobre 2025
2' di lettura

Milano, 27 ott. (askanews) - Frida Opera Musical, scritto da Andrea Ortis e Gianmario Pagano, con la regia di Andrea Ortis e la partecipazione di Drusilla Foer è una grande produzione che dal 30 ottobre è in tour in Italia. L'azione si muove tra la potenza del teatro musicale e la forza visiva del mondo pittorico. Al centro la relazione tra Frida e Diego. A fare da cornice, il Messico colorato, allegro e dissacrante della Catrina, icona della morte e della vita, della satira e della bellezza eterna; è lei che incarna lo spirito del Messico profondo nel quale convivono, in un unico grande affresco, colori, musica e passione. Ma come è stato per Drusilla Foer interpretare il ruolo della Catrina, che è la morte?

"Interessante perché gli ho dato una nuova veste, una veste che non avevo mai supposto, cioè questa allegra, simpatica, curiosa, un po' pasticciona, un po' partecipativa, un po' che soffre il complesso di non essere la vita. Quindi ho integrato la mia visione della morte che già aveva una sua complessità e più si arricchiscono e si integrano di significati e di valore certi temi che sono fondamentali, insomma è una gran fortuna. E poi è stato bello stare con questi ragazzi che sono tutti bravi, sono tutti talentuosi, sono pieni di energia, la regia, la musica, è veramente bellissimo, mi arriva rivitalizzato", dice Drusilla Foer.

Che cosa la colpisce di più in questa opera, in questo "Frida Opera Musical"?

"La partecipazione degli artisti, ma dei macchinisti che in un secondo sparisce una casa con un giardino e arriva una foresta, una giungla, la partecipazione di tutti quanti, la concentrazione, la concentrazione sul palco, che è segno di grande partecipazione e la partecipazione oggi è un tema fondamentale, credo, per induzione", risponde.

E trova una modernità nei temi affrontati?

"Certamente, certamente c'è la volontà di reagire a un regime opprimente, c'è la capacità di una donna di dichiarare pubblicamente il proprio dolore attraverso l'arte, la vitalità dei giovani che chiedono qualcosa di diverso per se stessi, perché una rivoluzione presuppone questo, è la rivoluzione che ha in sé anche la radice, ma anche la rivalutazione, cioè dare un nuovo valore alle cose che si vivono, non necessariamente con la violenza, né con tonalità aggressiva, né tanto meno belliche, però dare una rivalutazione di ciò che c'è. Rivalutiamola", chiosa.

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