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In anteprima il video You know me better di Cappuccio Collective Smooth

di TMNews sabato 15 novembre 2025
1' di lettura

Milano, 15 nov. (askanews) - In anteprima il videoclip "You know me better" del trio Cappuccio Collective Smooth. Il brano è un estratto dall'album "Breathe" in uscita il 18 novembre che ha un linguaggio internazionale e da esportazione.

Nel video i tre musicisti fondatori, Mimmo Cappuccio (produttore artistico e chitarrista), Annina Galiano (voce) e Cristina Massaro (pianoforte e tastiere), collaborano con Nico Rezende, il grande polistrumentista brasiliano -vincitore per ben due volte del Brasilian Music Award come migliore arrangiatore e de Il leone di Bronzo al Festival di Cannes- nonché raffinatissimo performer che qui ci mette la faccia, nobilitando appieno questa haute couture musicale.

Il singolo è un biglietto da visita ideale in cui viene messo da subito in chiaro che la raffinatezza è la chiave stilistica del progetto. La chitarra jazz levigata e setosa di Mimmo Cappuccio è la grande protagonista, in dualismo ideale con la voce di Annina Galiano e le armonie di Cristina Massaro.

Il trio sarà live il 10 dicembre al BLUE NOTE di Rio De Janeiro e il 12 Dicembre al Macacu Jazz & Blues Festival con guest star Nico Rezende in entrambi gli appuntamenti.

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Le aree più colpite sono state le tendopoli e i campi profughi di Gaza City, Khan Yunis e Gaza centrale. Nelle aree in cui il sistema fognario non funziona, l'acqua piovana si è mescolata con le acque reflue. Le organizzazioni sanitarie temono che possa causare la diffusione di malattie, principalmente respiratorie, ma anche dermatologiche e intestinali.

Le organizzazioni di soccorso e di protezione civile hanno riferito che centinaia di tende sono state allagate. Alcuni sfollati sono stati costretti a spostarsi su terreni più elevati per sfuggire all'innalzamento del livello dell'acqua.

"Mio nipote è quasi annegato sotto la pioggia prima che riuscissi a tirarlo fuori dalla tenda. Mio marito ha subito un intervento agli occhi e non può bagnarli. Ho trovato il mio materasso, le coperte e i vestiti completamente fradici. Cosa dovrei fare? Mio figlio mi ha mandato questa tenda, ma non ci protegge dall'acqua piovana . Cosa dovrei fare?", dice sconsolata Nura, sfollata di Gaza

Secondo le stesse organizzazioni se il maltempo dovesse continuare, l'entità dei danni aumenterà significativamente. I più vulnerabili sono gli anziani, i malati e le famiglie prive di attrezzature per fornire loro la protezione di base.

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La rivoluzione di Jovanotti: nel 2026 nuova musica e nuovi live

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"Sono un sacco di novità, troppe novità forse no, dai non è mai troppo quando c'è della vita e delle cose belle. Allora, l'album, iniziamo dall'album. Qualche settimana fa, parliamo di due settimane fa, sono stato a New York e volevo raccogliere delle idee in studio. Ho preso uno studio di registrazione per una settimana. Attraverso Instagram e social network e anche alcuni contatti che avevo in città ho coinvolto dei musicisti diversi dell'area di Brooklyn, del Queens, di Harlem e ho fatto delle session in studio con loro in uno studio vintage quindi completamente analogico con un nastro 16 piste degli anni sessanta con degli strumenti formidabili e ogni giorno sentivo che nascevano delle cose che non erano però degli appunti, come era nella mia intenzione, ma erano proprio delle canzoni, delle canzoni finite, anche un po' imperfette, con degli errori dentro, ma degli errori belli, degli errori vivi in un mondo di musica perfetta, di auto tune, di grande tecnologia, di strumenti digitali che ti permettono di correggere tutte, di far cantare tutti come se fossimo dei usignoli. In realtà l'idea di fare un disco così un po' istintivo, istintivo e di cogliere quell'istinto di fotografarlo mi è piaciuta, ho sentito che quello era un disco, è un disco, sono tornato in Italia e ho detto pubblichiamolo così com'è, non tocchiamolo, è perfetto, è perfetto nel suo essere imperfetto e quindi l'ho chiamato "Niuiorcherubini" perché è un disco che sente molto la città, non poteva nascere da nessun'altra parte e quindi ha un'identità legata proprio alla grande mela, la grande mela, la città delle città, New York".

Questo disco è anche un buon punto di partenza per un grande viaggio in giro per tutto il mondo nei Festival iniziando dall'Australia.

"Sarà una specie di grande rincorsa, una lunga rincorsa per saltare poi tra le braccia del mio amato pubblico. Sarà proprio come nei film, quando ci si ritrova. E ci ritroveremo in sette eventi, feste importanti, grandi, che faremo il giro per l'Italia a partire dalla Sardegna, percorrendo tutto il sud, solo il sud, e risalendo fino a qua, fino a Roma. Questa sarà la città più nordica che faremo, si chiamano Jova Summer Party, soneremo nei prati negli spazi dove di solito non si suona costruiremo proprio un villaggio che diventerà un festival ogni volta diverso con ospiti diversi con il mio set e con un con una scenografia che vi stupirà e ci andiamo a divertire, dai, ci andiamo a divertire".

Un ritorno alla grande con tanta fame di musica ed emozioni ma alla base ci sono grande professionalità, impegno e passione. "Mi viene da voi, mi viene dal fatto di fare una cosa e di vedere che questa cosa incontra la simpatia di qualcuno, di tanti e quindi si alimenta, cresce e questa cosa succede da sempre".

Risalito in bici dopo il grave infortunio, guarda avanti. "Ma sì, po' sì, la paura sarebbe stupido eliminarla dalla propria vita, la paura è utile, la paura è un dispositivo del quale noi non possiamo fare a meno, l'evoluzione ci ha fornito della paura proprio per stare attenti non per bloccarci. Quindi la paura c'è ma c'è qualcosa che più forte della paura che è la gioia, il piacere di fare una cosa che ti piace".

Un rapporto col pubblico è sempre più forte ed emozionante.

"Con l'età mi commuovo come i vecchi, sento che i vecchi piangono, mio padre l'ultimo periodo della sua vita piangeva sempre quando ripensava le cose belle della vita e io comincio a entrare in quella fase in cui mi commuove vedere un ragazzino che ho visto crescere con la mia musica adesso essere grande, magari con un bambino sulle spalle al mio concerto. Questa cosa qua mi commuove, mi fa sentire grato. Non è emozione, emozione è troppo vaga, la commozione è qualcosa di distruggente, qualcosa che ha dentro anche un sentimento di perdita, perché ti rendi conto che quelle cose belle vanno via".

Di Alessandra Velluto

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