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Carlo Conti e Sanremo: scegliere le canzoni la parte più difficile

di TMNews lunedì 1 dicembre 2025
2' di lettura

Milano, 1 dic. (askanews) - "La scelta delle canzoni è la cosa più difficile del Festival di Sanremo. Il resto da questo momento in poi per me è finito cioè arriva la parte più facile, quella televisiva, quindi fa parte del mio lavoro, ovvero la parte più facile. La scelta delle canzoni è una grande responsabilità e ripeto e sottolineo la scelta delle canzoni, perché non ci dimentichiamo che Sanremo è il festival della canzone italiana e quindi deve essere uno spaccato di quella che è, in quel momento, la proposta musicale del nostro paese. Per fortuna in questi ultimi anni c'è un grande fermento, ve ne accorgete anche voi, lo sapete anche voi e me lo insegnate voi, di quanto negli ultimi dieci anni la produzione della buona e ottima musica italiana sia centuplicata con tante proposte nuove costantemente, tante sonorità nuove e tanti sapori nuovi, come per esempio un ritorno anche di giovani cantautori di spessore e di livello. Mio figlio è ancora in prima media ed è ancora distaccato dal mondo musicale. Anche quando l'ho portato a Sanremo quella settimana mi ha detto di non presentargli nessuno e che non voleva conoscere nessuno". Così il conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo Carlo Conti intervenendo a RTL 102.5 in merito all'edizione 2026, che si terrà dal 24 al 28 febbraio. All'interno di Non Stop News con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi, Massimo Lo Nigro e Lucrezia Bernardo.

Ritornando sulle passate edizioni, con più spazio ai giovani, Conti ha detto: "La forza di questi ultimi anni di Sanremo è stata mischiare e di di allargare il più possibile alle varie generazioni, mischiando quello più conosciuto da una generazione a quello meno conosciuto da un'altra e viceversa. Credo che siano importanti le canzoni che poi si vanno a proporre. Lo scorso anno faccio un nome per tutti, ovvero Lucio Corsi, che era praticamente sconosciuto ai più e guardate che cosa è riuscito a fare e come ha rappresentato anche l'Italia all'Eurovision. Eppure quando l'ho detto l'altro anno, molti hanno detto "Chi è?"".

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Ecco cosa ci ha risposto: "Per venire in America - dice - ovviamente bisogna creare una società americana, quindi bisogna sviluppare il mercato dall'interno, e non basta bisogna cercare di creare delle alleanze strategiche che vanno sotto diversi profili: politici, tecnici, di advocacy. Rispetto alle associazioni di categoria che sono molto forti in America, bisogna crearsi un lifestyle americano: nonostante noi siamo italiani, e dunque veniamo con la nostra azienda italiana, bisogna inserirci in un meccanismo di lifestyle americano. Quindi i loro party, i loro momenti di networking, i loro eventi congressuali. Bisogna presidiare, perché poi io lo vedo: anche le grandi aziende su alcuni tavoli di lavoro e di presidio non ci sono e per me questo è motivo di tristezza. In alcuni settori della mobilità, ad esempio, gli spagnoli stanno prendendo quote di mercato dei nostri cari italiani. Noi italiani nel mondo delle costruzioni abbiamo insegnato all'America come costruire, oggi dobbiamo stare attenti. Quindi bisogna essere americani fondando una società americana, bisogna creare alleanze strategiche, bisogna anche produrre localmente facendo magari delle finiture di ultimo grado, ad esempio non so, produco in una sede in Italia però poi faccio la verniciatura in America, piuttosto che creo un aereo di tecnologia italiana ma poi lo produco in realtà nello stato della Pennsylvania. Bisogna diventare americani: una strategia sempre più vincente è quella del Merge & Acquisition, quindi cercare di unirsi a delle piccole aziende locali, anche quelle che si chiamano Minority, che sono delle aziende che per via della loro natura, che sono Indian American, che sono possedute della percentuale maggioritaria dalle donne, oppure che sono dei veterani militari, queste sono le strategie che pochi italiani conoscono, è un modo per legarsi sempre più all'America, è un modo per anticipare anche i momenti come il Covid, il momento come i Dazi e poi chissà che cosa verrà, ad esempio l'Artificial Intelligence. Quindi dobbiamo consolidarci in America da americani pur mantenendo la nostra creatività italiana, il nostro Problem Solving e ovviamente la centralità del nostro Headquarter, quindi della nostra base italiana. Ma bisogna davvero diventare americani in toto".

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