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Così il governo premia i sindaci furbetti

Andrea Tempestini
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Non basta il salva-Roma. Il vero scandalo nel primo pacchetto di misure varato dal governo di Matteo Renzi (che sapendolo si è preso ben guardia dal partecipare alla conferenza stampa che illustrava i provvedimenti) è in quello che è stato definito “salva comuni”, un pacchetto sia finanziario che normativo che va a premiare soprattutto i comuni meno virtuosi, perfino quelli che avevano cercato di tirare un colpo basso allo Stato con l'Imu. Il governo mette a disposizione entro il 15 marzo un'anticipazione di cassa da 1,3 miliardi di euro a valere sul fondo di solidarietà comunale, che varrà per tutti i comuni. Poi modifica radicalmente una serie di norme virtuose che erano state previste da leggi precedenti e non erano ancora entrate in vigore, dando così a tutti i comuni il messaggio inequivocabile che più scassano i conti pubblici, più vengono premiati. Si consente loro di fare più debiti quando invece si dovrebbe chiudere i rubinetti, grazie a una norma che fa superare i tetti vigenti per l'indebitamento di un importo pari al capitale rimborsato l'anno precedente. Di fatto è come spostare un anno in avanti qualsiasi percorso virtuoso della finanza pubblica. C'era una norma che imponeva ai comuni di cedere tutte le partecipazioni in aziende con attività estranee alla missione istituzionale dei municipi? Allentata anche quella, spostando l'obbligo di un anno. Si consentono nuove assunzioni di dirigenti a tempo determinato fino al 30% della dotazione prevista dalla pianta organica di ogni comune. L'attesa era semmai per una norma di tenore diametralmente opposto. E poi grazie a una serie di norme scritte praticamente dai beneficiari si intervengono con mini salva-Napoli, salva-Venezia e salva-Reggio Calabria. Non sapendo resistere al solito pianto greco dei comuni dunque il governo Renzi al battesimo dei fatti ha approvato una serie di decreti (salva Roma, salva comuni e Tasi) che sono l'esatto contrario di quanto promesso sia nelle lunghissime campagne elettorali per la conquista del Pd, sia nei discorsi fatti in Parlamento per ottenere la fiducia. C'è però una filosofia che lega l'aumento della Tasi, l'anticipo di cassa da 1,3 miliardi agli altri comuni, i 600 milioni concessi a Ignazio Marino e il pacchetto di norme contenute per tornare a fare allargare sul territorio i cordoni della spesa pubblica: premiare i bulletti locali. Perché alla fine beneficeranno più di ogni altro di questi interventi proprio i comuni che hanno tirato un colpo basso allo Stato. Sono gli oltre 2 mila (1 su 4) che hanno cercato di fregare nel 2013 il governo di Enrico Letta, alzando strumentalmente le aliquote dell'Imu sulla prima casa. Fra questi ci sono sindaci famosi: Marino a Roma, Giuliano Pisapia a Milano, Virginio Merola a Bologna, Luigi De Magistris a Napoli, Marco Rossi Doria a Genova. Quando hanno sentito che il governo aboliva l'Imu sulla prima casa rimborsando ai comuni la mancata entrata, hanno aumentato (solo successivamente al decreto Letta) quell'aliquota con una mossa da furbetti del quartierino: «che mi importa? Tanto paga lo Stato, e nessuno se la prenderà con noi», si sono detti in coro. Come sanno tutti i cittadini che nel caos totale a gennaio hanno dovuto sborsare la mini-Imu, non è andata proprio così. Perché il governo Letta ha pagato buona parte del costo dei furbetti del municipio, ma qualcosina è stato messo in conto ai cittadini che invece di prendersela con il loro sindaco (unico colpevole), hanno naturalmente urlato e strillato contro l'esecutivo, che la sua bella parte di caos aveva messo. Ora dopo avere tirato con grande senso dello Stato una fregatura di questo tipo alle casse del Tesoro italiano, ti saresti atteso una bella sfilza di commissariamenti e scioglimenti dei consigli comunali. Invece tutti i furbetti sono restati al loro posto, spesso contribuendo per ringraziamento ad alzare la polvere contro l'esecutivo. Bello sgambetto a Letta & c. Può anche essere che con quel colpo basso i furbetti abbiano spianato a Renzi la strada verso palazzo Chigi. Però già lasciarli al loro posto sarebbe stato un gran favore. Addirittura premiarli con l'aumento Tasi, 1,3 miliardi di cassa e cordoni della spesa pubblica allargati, è davvero troppo. Il messaggio dato dal nuovo governo è questo: se fai il bullo e dai un colpo basso allo Stato non solo non ti accade nulla, ma alla fine ci guadagni pure. Che gli racconti adesso agli altri italiani? Forza, fate i bulli anche voi, colpi bassi all'erario di Renzi. Lui è felice e vi pagherà pure per questo... di Franco Bechis

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