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Inter, chi attacca i nerazzurri non capisce niente

A Monaco si è consumata una disfatta senza precedenti nella storia delle finali Champions: l’Inter che perde 5-0 contro il Psg e segna la fine di un ciclo che ha visto la squadra nerazzurra uscire sconfitta da ben due finali
di Luciano Moggi martedì 3 giugno 2025

3' di lettura

A Monaco si è consumata una disfatta senza precedenti nella storia delle finali Champions: l’Inter che perde 5-0 contro il Psg e segna la fine di un ciclo che ha visto la squadra nerazzurra uscire sconfitta da ben due finali, l’ultima delle quali, quella recente con i parigini. Ed è successo l’imprevedibile proprio nella partita che avrebbe potuto consacrare la squadra nerazzurra Campione d’Europa, essendo venuto meno il rendimento di alcuni uomini cardine, per affaticamento, visti i tanti impegni in calendario: Barella, Lautaro, Calhanoglu, Dimarco e Thuram, solitamente determinanti nell’economia di gioco del complesso.

Si fa pertanto fatica a criticare l’Inter. Pur perdendo, ha dimostrato di essere quanto meno la seconda squadra migliore d’Europa. Stanno piovendo critiche sull’operato di Inzaghi, nessuno però dice che dovendo sostituire Calhanoglu doveva mandare in campo Asllani che non vale certo il turco, dovendo sostituire Lautaro o Thuram era costretto a farlo con Taremi che non vale certamente né l’argentino né il francese. Né si può criticare la società perché è impossibile avere riserve che valgano i titolari. Di certo l’11 titolare che solitamente scendeva in campo era in Italia il migliore o tra i migliori. I tanti critici bene farebbero a ricordarsi di quando ha eliminato squadre forti come Bayern e Barcellona. In considerazione di tanto riteniamo che l’Inter farebbe bene a tenersi stretto mister Inzaghi, a meno che sia lui a voler andar via.

Anche perché il peggio viene sempre dopo e la Juventus è un esempio lampante di quanto stiamo scrivendo. I bianconeri avevano un progetto iniziato con Giuntoli al comando dell’area tecnica con un contratto di 5 anni e la considerazione di astro nascente tra i ds. Gli era stato chiesto di ringiovanire la squadra e liberarla dai contratti più onerosi oltre al traguardo minimo della qualificazione in Champions che è arrivata, pur con tante sofferenze. Ma la sola qualificazione non è stata sufficiente a salvarlo dal licenziamento.

Forse gli sarà stato imputato lo sbaglio nella scelta di Thiago Motta quando si poteva prendere Conte che smaniava per venire alla Juve. Si potrebbe supporre che Giuntoli, per evitare errori, sia andato sull’usato sicuro visto il campionato che il brasiliano aveva fatto con il Bologna, senza tener conto che a Bologna Motta aveva trovato la squadra fatta dal bravo Sartori e a Torino invece doveva smembrarla e rifarla ex nuovo ringiovanendo i ranghi. Oltretutto Giuntoli, per seguire l’onda del “dagli ad Allegri” non ha saputo tutelare neppure la sua persona perché se avesse tutelato di più mister Massimiliano, approfittando della sua esperienza, probabilmente sarebbe ancora in sella alla Juve. Ma la proprietà dove era a quel tempo? Adesso la Juve si trova di fronte ad una nuova rivoluzione dei ranghi senza sapere chi sarà il prossimo allenatore, se Tudor o altri, con un nuovo direttore generale, Comolli, proveniente dal Tolosa arrivato decimo nel campionato francese, che vanta come palmares di aver scoperto Modric e, dice lui, di aver collaborato alla cessione di Henry dalla Juventus all’Arsenal: strano che io non me ne sia accorto, anche perché parlavo direttamente con Wenger, allora allenatore della squadra inglese e senza intermediari. Troppo poco per arrivare alla Juve , speriamo bene!

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