Nel giorno del doppio trionfo, della doppietta di Mario e dei Mario, è il momento delle analisi. Il premier Monti ha avuto ragione sulla Merkel utilizzando la proverbiale strategia del bastone e della carota: prima tanta carota (e la testa piegata), poi il bastone, usato nel momento buono. Ma queste sono le righe dedicate a Balotelli, alla sua di ricetta. Quale il segreto di Super Mario? Nessuno. O meglio, i suoi sono segreti di Pulcinella: potenza e follia. Potenza perché è un panzer con i piedi di una ballerina indolente: dopo il lancio di Montolivo ciondola fino al limite dell'area di rigore, e quando tutti si aspettano che sbagli proprio come sbagliò nel match d'esordio con la Spagna, tira una cannella che a stento si poteva seguire con gli occhi. Gol. Una nazione festeggia il bad-boy che a momenti sfonda la porta. Potenza perché lo stacco di testa con cui ha segnato l'1-0 è imperioso, dominante. Follia, invece, perché è Mario. Follia perché un ragazzo poco più che 20enne trova il "coraggio" di non esultare a doppietta compiuta contro la Germania. O meglio, esulta ma lo fa a modo suo, in maniera pazza: via la maglietta e sguardo fisso nel vuoto. Una statua. Una folle statua che si becca un cartellino giallo (ma chissenefrega...). Con potenza e follia, Super Mario è arrivato fino a qui: un percorso tortuoso, spesso in salita e rallentato dai suoi colpi di testa. Già, rallentanto da quella follia che è anche il sale della sua eccezionalità. Contro i tedeschi, probabilmente, è nata una stella. Il campione che tutti attendevamo è sbocciato. Ora Mario continui a sfruttare la sua potenza e coccoli la sua follia. Senza però che la sregolatezza abbia la meglio. Se ce la farà, può dominare il calcio dei prossimi dieci anni.